Crisi Ama, rischio commissariamento: ultimatum al Comune del collegio sindacale

Ama, rischio commissario: ultimatum Comune Roma

di Mauro Evangelisti
Il piano di Roma Capitale per salvare Ama è ancora in bilico, l'intesa con il Cda e il presidente Lorenzo Bagnacani non c'è, l'impasse sul bilancio non si è sbloccata, anche se dal Campidoglio ieri sera trapelava ottimismo e si dava per imminente una «soluzione condivisa», che vuole dire bocciare il bilancio e riscriverlo. Bisogna però fare presto. Per comprendere quanto la situazione sia vicina al punto di non ritorno è sufficiente analizzare quanto il collegio dei sindaci, organo di controllo che deve controllare la correttezza dell'operato degli organi direttivi di una società, ha fatto mettere a verbale nella riunione del consiglio di amministrazione di mercoledì. Era appena stata annullata l'assemblea di Ama, per la decima volta quest'anno, perché il socio unico - vale a dire Roma Capitale e dunque il rappresentante della giunta Raggi - non si è presentato e dunque non è stato approvato il bilancio, che pure è stato varato dal Cda sei mesi fa. Di fronte a questo inedito prolungamento della paralisi per lo scontro tra il Cda guidato dal presidente Lorenzo Bagnacani e l'amministrazione Raggi (che pure ha nominato Bagnacani) il collegio sindacale ha formalizzato un avvertimento che è rivolto tanto al consiglio d'amministrazione, tanto a Roma Capitale. La sintesi giornalistica è: state giocando con il fuoco, state portando l'azienda verso il default. Più correttamente: il collegio sindacale ha indicato l'istanza al tribunale come scelta necessaria a fronte del prolungarsi della mancata riunione dell'assemblea e approvazione del bilancio. Partendo dall'articolo 2484 del codice civile che ipotizza perfino lo scioglimento dell'azienda (a cui nessuno, ovviamente, pensa).

PASSAGGI
Il tribunale può però procedere al commissariamento, alla nomina di un commissario che si sostituisca al socio (dunque a Roma Capitale) per adempiere al dovere di riunire l'assemblea e deliberare sul bilancio (approvandolo o bocciandolo, il problema è che da sei mesi Roma Capitale non decide né in un senso, né in un altro). In subordine, il tribunale potrebbe anche optare per il commissariamento del Cda, sottraendo dunque il controllo dell'azienda comunque a Roma Capitale, proprio per salvarla da questa fase di paralisi. Ma si chiama in causa l'articolo 2446, che prevede lo scioglimento della società come extrema ratio. Il collegio sindacale, per richiamare Roma Capitale di fronte alla drammaticità della situazione, ha anche posto un ultimatum: se si vuole salvaguardare la continuità aziendale, entro il 9 novembre Roma Capitale deve firmare una lettera di patronage, di garanzia, alle banche per salvaguardare il finanziamento con cui Ama sta ripagando il debito storico, di oltre 400 milioni di euro. Le banche hanno già fatto sapere, come ha spiegato lo stesso Bagnacani con una lettera inviata a Roma Capitale, che dal 15 novembre senza quella garanzia chiederanno la restituzione del finanziamento. A quel punto Ama rischierebbe di restare senza risorse per continuare l'attività. La data 9 novembre non sembra casuale: per il 10 è attesa la sentenza del processo Raggi, che potrebbe portare a una sindaca rafforzata in caso di assoluzione o a una fase di turbolenza, in caso di condanna. Il 15 novembre, poi, scade il tempo concesso dalle banche. «Ciò che sta avvenendo - spiega un esperto che chiede l'anonimato - è del tutto inedito, in situazioni come queste il socio va in assemblea, boccia il bilancio e cambia il Cda. Invece, qui si è a una paralisi che rischia di fare saltare una società come Ama che in realtà ha una situazione finanziaria sostenibile, se non fosse altro che per legge vede tutti i suoi costi coperti dalla Tari». Mercoledì sera negli uffici di Roma Capitale, anche grazie all'azione di mediazione di Virginia Raggi, erano convinti di avere trovato un punto di compromesso, con la rettifica del bilancio, la due diligence, inserendo i 18 milioni di crediti che Ama vanta nei confronti di Roma Capitale per i cimiteri in un fondo di riserva. Il piano prevede di sbloccare la situazione in un mese.
Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Novembre 2018, 10:23
© RIPRODUZIONE RISERVATA