A Viterbo, Michelangelo e Sebastiano a confronto

A Viterbo, Michelangelo e Sebastiano a confronto

di Valeria Arnaldi

«Non era mai accaduto che i due capolavori di Sebastiano del Piombo, conservati a Viterbo ed ora accolti in un nuovo allestimento nel Palazzo dei Priori, fossero messi a confronto con i disegni di Michelangelo di Casa Buonarroti, relativi alle due fasi della Cappella Sistina. L’accostamento è tanto più utile perché sul retro di una delle due tavole, la Pietà, si vedono alcuni disegni che è assai difficile attribuire all’uno o all’altro pittore, in quanto, come intuì il Vasari, essi esprimono un’unica visione ed un unico sentimento».

Così Vittorio Sgarbi, assessore alla Bellezza della Città di Viterbo, illustra filosofia e fascini della mostra “Michelangelo e la Cappella Sistina. I disegni di Casa Buonarroti in dialogo con Sebastiano del Piombo”, ospitata dal 30 ottobre fino al 15 gennaio, al Museo dei Portici del Palazzo dei Priori, a Viterbo.

Prodotta e organizzata dal Comune di Viterbo e da Associazione MetaMorfosi con la Fondazione Casa Buonarroti di Firenze, l’esposizione permette di ripercorrere il processo creativo di Michelangelo, chiamato a realizzare la decorazione della Cappella Sistina in due diversi momenti: fra 1508 e 1512,  realizzò la decorazione della Volta della Cappella Sistina, tra 1535 e 1541 completò la decorazione della Cappella, con il  Giudizio finale.

Nel percorso, disegni realizzati da Michelangelo, poi confluiti nei cartoni per il trasferimento sul muro, e disegni preparatori per il Giudizio finale, dallo studio d’insieme a quelli per singole figure. Tali lavori, per la prima volta, vengono esposti a confronto con la Pietà e la Flagellazione di Cristo, grandi opere di Sebastiano del Piombo da sempre a Viterbo.

Poi, un ciclo di incisioni a bulino, in dieci tavole, di Giorgio Ghisi, e un’incisione di Francesco Barbazza su disegno di Francesco Panini, che uscita dalla Calcografia Camerale romana testimonia l’assetto della Cappella Sistina nel 1766.

«Vasari non ama Sebastiano del Piombo, e lo riduce a un esecutore che si limitò a finire “con molta diligenza" una invenzione del maestro - prosegue  Sgarbi - Io credo il contrario: la forza del dipinto è nella sua Stimmung, nell’atmosfera notturna che è del pittore, dello scenografo.

Ma, se non tutto il disegno, l’idea potente della Pietà risale alla plastica michelangiolesca. È un nesso evidente. E, ancora, l’energico Studio per l’Adamo della "Cacciata dal Paradiso" e la Flagellazione di Viterbo indicano una identità di concezione, quella che, proprio nel disegno, unisce i due pittori».

Il presidente dell’Associazione Metamorfosi, Pietro Folena: «Il merito di questa mostra imperdibile è di quindi quello di creare una scintilla tra il veneziano Sebastiano Luciani, detto poi Del Piombo, e Michelangelo attorno alla preparazione del capolavoro che lo ha consacrato definitivamente».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Ottobre 2022, 22:21
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