Reddito di cittadinanza per 101 boss di 'ndrangheta. Tra i beneficiari i figli dell'Escobar italiano della cocaina

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di Bruno Palermo
Secondo i magistrati dei due distretti antimafia calabresi, la 'ndrangheta riesce a fatturare miliardi di euro all'anno, controllando anche il respiro. Ed evidentemente nel controllo di tutte le attività che muovono soldi è rientrato anche il reddito di cittadinanza. Per gli investigatori della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, 101 ndranghetisti, organici alle maggiori cosche della provincia, con ruoli gerarchici diversificati al loro interno, hanno comunque richiesto ed ottenuto indebitamente il sussidio.

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Tra di loro, esponenti anche di spicco delle più note e importanti famiglie operanti nella piana di Gioia Tauro o delle potenti ndrine reggine dei Tegano e dei Serraino. Altri invece, sono capibastone delle maggiori cosche della Locride, tra le quali la ndrina Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, la ndrina Cordì di Locri, la ndrina Manno-Maiolo di Caulonia e la ndrina D'agostino di Canolo.

IL NUMERO UNO
Ma tra le 101 persone, tra boss e gregari, individuati come indebiti percettori di reddito di cittadinanza e denunciati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione Mala Civitas, ci sono anche i figli di quello che è stato definito il Pablo Escobar italiano, Roberto Pannunzi, detto Bebè, unanimemente considerato dagli investigatori italiani e statunitensi come uno dei più grandi broker mondiali di cocaina.

Pannunzi, legato alla ndrangheta calabrese, si faceva vanto di pesare i soldi anziché contarli. Uno dei suoi figli, Alessandro, il maggiore, oltre ad essere sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina, è stato anche condannato in via definitiva per l'importazione di svariati quintali di stupefacente in Italia. Nonostante questo, però, i figli di Pannuzzi avevano comunque chiesto ed ottenuto il sussidio del reddito di cittadinanza.
Le indagini condotte dai finanzieri hanno inizialmente interessato una platea di oltre 500 soggetti gravati da pesanti condanne passate in giudicato, per reati riferibili ad associazione di stampo mafioso e si sono concluse con il deferimento all'Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania di 101 soggetti richiedenti la percezione delle pubbliche provvidenze e di ulteriori 15 sottoscrittori delle richieste irregolari.
 

LE POLEMICHE
Tutte le persone coinvolte nell'operazione Mala Civitas, inoltre, sono state tutte segnalate all'Inps per l'avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti, con il conseguente recupero delle somme già elargite che ammontano a 516mila euro. Dopo il provvedimento dell'Autorità Giudiziaria sarà interrotta l'erogazione del sussidio che avrebbe comportato, fino al termine del periodo di erogazione della misura, un'ulteriore esborso e perdita di risorse pubbliche di oltre 470mila di euro.

Sull'operazione della Guardia di Finanza di Reggio Calabria non è mancato lo scontro politico. «Ndranghetisti pagati dallo Stato attraverso il reddito di cittadinanza. Vogliamo un'Italia e una Calabria pulite» ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, al quale ha fatto eco la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini che attacca il Movimento 5 Stelle: «A 101 boss della ndrangheta reddito di cittadinanza, a imprese e lavoratori onesti zero aiuti. È la doppia morale a 5 Stelle». Di altro tono le dichiarazioni della parlamentare dei 5 Stelle Federica Dieni che ringrazia la Guardia di Finanza e aggiunge: «L'operazione dimostra che l'avidità dei clan non conosce limiti» Per i deputati di Cambiamo!, Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e Giorgio Silli, «il reddito di cittadinanza è finito nelle tasche di ogni sorta di malfattori compresi dei boss della ndrangheta».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Maggio 2020, 08:55
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