Padova, ragazza di 18 anni si butta dalla finestra dopo la visita psichiatrica, la madre: «Avevo chiesto il ricovero in una casa di cura»

La giovane non è in pericolo di vita, ma è attualmente ricoverata nel reparto di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedale Università

A 18 anni si butta dalla finestra dopo la visita psichiatrica, la madre: «Avevo chiesto il ricovero in una casa di cura»

di Elisa Fais

PADOVA - Una sofferenza divenuta insopportabile l’ha portata a gettarsi dalla finestra del primo piano del Centro di Salute Mentale in via dei Colli a Padova, ieri mattina, a seguito di un colloquio con lo psichiatra di turno. La ragazza di appena 18 anni non è in pericolo di vita, ma è attualmente ricoverata nel reparto di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedale Università, a seguito di un intervento per stabilizzare la colonna vertebrale dopo il trauma subito per la caduta. La giovane è seguita da almeno tre anni dai servizi di Salute Mentale e Psichiatria, sia dall’Ulss 6 che dall’ospedale universitario. Nota ai Servizi Sociali, è stata affidata ad un amministratore di sostegno. Nonostante ciò il disagio esistenziale della ragazza, ieri, ha preso il sopravvento, sfociando in un tentativo di suicidio. Secondo la famiglia, però, il dramma si poteva evitare. La madre della 18enne ha deciso di affidarsi all’avvocata Cinzia Ulmiri per chiarire le responsabilità e per denunciare «l’inadeguatezza del progetto di cura in essere».

LA RIFLESSIONE

Parole dure quelle pronunciate dalla rappresentante legale della madre. «La paziente era in cura da tempo al Centro di Salute Mentale di Padova che riteneva che la predetta potesse curarsi in regime di day hospital - specifica l’avvocata Ulmiri -. Da mesi la madre della stessa insisteva perché potesse essere temporaneamente interdetta per assicurarle una cura duratura e anche al fine di preservarne la incolumità, visto che aveva già molte volte tentato il suicidio, ma questa richiesta è rimasta inevasa. Il gesto di questa giovane era stato più volte preannunciato e solo un miracolo ha risparmiato alla stessa la morte o la paralisi». La 18enne, a seguito della caduta, ha riportato un trauma alla colonna e una frattura a una vertebra. «Purtroppo molte volte il grido di aiuto di una madre è poco considerato perché certo non ha competenze mediche, ma ci si chiede come non siano stati considerati in modo opportuno i tentati suicidi pregressi, gli accessi quotidiani in psichiatria, segni di una inadeguatezza, all’evidenza, del progetto di cura in essere - continua Ulmiri -.

Ci si chiede come sia sempre necessario un fatto estremo. La ragazza da mesi entrava ed usciva dal reparto di psichiatria dell’ospedale di Padova, tanto che gli stessi sanitari che la visitavano in stato di emergenza, si chiedevano perché la stessa non venisse interdetta, dando modo ai medici di curarla in una casa di cura in modo adeguato stabilizzandone la terapia per poi pensare di recuperarla sotto altri profili, scolastico-educativi, e poter finalmente pensare ad un progetto di reinserimento sociale. Invece si è preferito lasciare la paziente alla sua “autonoma” scelta di curarsi o meno di assumere una terapia o meno, con questo risultato». La madre, in sintesi, chiedeva un progetto di residenzialità a lungo termine all’interno di una casa di cura.

LA RISPOSTA

Venerdì la ragazza si era recata nel reparto di Psichiatria dell’Azienda Ospedale Università, per poi presentarsi ieri mattina al servizio territoriale. Attraverso una nota, l’Ulss Euganea chiarisce: «La giovane è da tempo seguita con grande impegno, in modo attento e ineccepibile professionalità dal Centro di Salute Mentale dell’Ulss, in un lavoro di sinergia tra tutti gli attori necessari per la presa carico della complessa situazione clinica e sociale della ragazza. Si precisa che non risulta che la giovane abbia compiuto in precedenza gesti suicidari. Ricevuta in modo professionale e accogliente, e concordato un rientro presso il reparto di cura da cui proveniva, senza alcun tipo di avvisaglia, la giovane si proiettava dalla finestra del primo piano dell’edificio. Immediatamente è stata soccorsa e contemporaneamente chiamato il Suem 118, giunto rapidamente in loco. Stupiscono le dichiarazioni dell’avvocato non corrispondenti alla realtà della invece ineccepibile conduzione clinica della paziente da parte dei servizi preposti». 


Ultimo aggiornamento: Domenica 28 Maggio 2023, 17:37
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