Rudy Guede è fuori dal carcere di Viterbo. L’ivoriano, unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher dopo l'assoluzione definitiva dell'americana Amanda Knox e dell'italiano Raffaele Sollecito, ha ottenuto l’affidamento ai servizi sociali. «Continuerà a studiare e a fare volontariato alla Caritas di Viterbo - ha spiegato l’avvocato Fabrizio Ballarini, che ha presentato l’istanza - e non rientrerà in cella». Alloggerà in un appartamento che gli è stato messo a disposizione in centro a Viterbo, ma dovrà comunque seguire alcune prescrizioni.
IL PERMESSO SPECIALE
Da qualche tempo Guede usufruiva di un permesso speciale legato alla prevenzione dei contagi Covid in carcere, che gli permetteva di dormire fuori. Per lui il fine pena è previsto a marzo 2022. Il Tribunale di sorveglianza, che ha concesso la “libertà” al trentenne, nella motivazione del provvedimento ha parlato di un percorso di reinserimento particolarmente avanzato. Guede era finora detenuto a Viterbo in regime di semilibertà, per scontare i 16 anni di reclusione che gli erano stati inflitti con rito abbreviato.
La notte di Halloween del 2007, nel centro storico di Perugia una giovane studentessa inglese, Meredith Kercher, fu uccisa nella sua abitazione.
Una passione, quella di Guede, nata dopo la laurea ottenuta in carcere. Guede in questi anni ha conseguito il diploma, una laurea in scienze storiche con 110 e lode, e ha terminato gli esami per Storia e società. E il Centro studi criminologi, che da oltre 10 anni segue le vicende legate a Guede e all’omicidio Kercher, anche ieri era al suo fianco. «L’istanza di affidamento ai servizi sociali è stata concessa dal Tribunale di sorveglianza di Roma in considerazione del documentabile percorso didattico e umano che Rudy ha seguito durante i 13 anni di detenzione», ha affermato Claudio Mariani del Csc di Viterbo e impegnato con il Gavac (Gruppo assistenza volontari e animatori carcerari).
DETENUTO MODELLO
«Oggi non stiamo più parlando della solita storia del detenuto modello che si è laureato - ha aggiunto Mariani -. Ormai parliamo di un ragazzo che durante i mesi del lockdown è stato, e tutt’oggi è, al servizio dei più fragili della città come volontario della Caritas, diventando una risorsa della nostra comunità». Lo scorso anno il Tribunale di Sorveglianza, su istanza del suo avvocato, rigettò l’affidamento ai servizi sociali e gli concesse la semilibertà: orari stringenti diurni per uscire e lavorare e la notte di nuovo in cella. L’ivoriano non si è scoraggiato, ha continuato il percorso di reinserimento lavorando e studiando. E ieri alle 14 la nuova pronuncia: fuori dal carcere.
«Siamo molto soddisfatti - ha affermato l’avvocato Ballarini - e voglio sottolineare che questo risultato è merito soprattutto della volontà e dell’intelligenza del detenuto, che non ha mai perso tempo ma lo ha messo a frutto».
Ultimo aggiornamento: Sabato 5 Dicembre 2020, 09:40
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