Ex segretario leghista ucciso nel suo ristorante, processo immediato per il figlio

Ex segretario leghista ucciso nel suo ristorante, processo immediato per il figlio

È stato rinviato a giudizio Francesco Colleoni, 34 anni, figlio secondogenito di Franco Colleoni, l’ex esponente della Lega Nord e ristoratore ucciso il 2 gennaio nel cortile del suo ristorante “Il Carroccio” a Dalmine. Lo ha deciso il gip del tribunale di Bergamo. L’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela, sarà processato con giudizio immediato davanti alla Corte d’Assise di Bergamo.

Delitto Franco Colleoni a Dalmine, arrestato il figlio: l'omicidio dopo lite su gestione trattoria

DISSIDI

Franco Colleoni aveva 68 anni, faceva il ristoratore dopo una carriera politica nella Lega Nord: ex segretario della sezione bergamasca e assessore provinciale tra il 1995 e il 1999. Accantonata la politica si dedicava a tempo pieno al suo locale, dove il figlio Francesco faceva il cuoco. Ma i rapporti erano tesi, la gestione del ristorante era fonte continua di screzi e il 2 gennaio scorso è scoppiata l’ennesima lite. Un rimprovero per dei lampioncini da sistemare ha scatenato la rabbia di Francesco, che ha aggredito il padre e gli ha sbattuto la testa contro il cordolo di pietra del cortile interno della trattoria, sostenendo poi la tesi della rapina finita male. Ha messo a soqquadro l’appartamento dove viveva il padre per simulare il furto e ha chiamato i carabinieri, raccontando di aver trovato il corpo senza vita di Franco Colleoni. Ma ben presto è crollato. «La sua reazione? Ha pianto a dirotto, disperato.

La sua prima preoccupazione non era di essere stato incastrato, ma per le conseguenze per la sua famiglia — ha spiegato il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Bergamo, il colonnello Alessandro Fasolino, che l’ha interrogato dal pomeriggio alla notte — Diceva di aver commesso l’errore più grande della sua vita, di aver rovinato la propria, ma soprattutto quella della madre e del fratello».

UDIENZA IL 3 GIUGNO

Quel sabato mattina di gennaio Francesco è sceso per andare a controllare le celle frigorifere del ristorante che il 7 gennaio avrebbe riaperto, secondo il Dpcm anti Covid. In cortile si è imbattuto nel padre che gli ha fatto notare i lampioncini da sistemare, ma a lui premeva preparare la trattoria in vista della ripartenza con i clienti in sala. Una lite come tante, ma anni di rancore hanno esasperato la discussione. Dopo l’omicidio il cuoco ha simulato il furto, aprendo anche una cassaforte che però non era semplice trovare senza conoscere il nascondiglio. I carabinieri si sono indirizzati su due piste: i familiari o qualche dipendente con dei risentimenti. Hanno ricostruito la giornata di madre e figli e Francesco si è contraddetto. Ha riferito di non aver sentito le urla del padre, che invece dall’appartamento avrebbe dovuto udire. E sulla guancia aveva un graffio: «Mi sono ferito con la legna», la sua giustificazione. In una foto di lui con i cani spedita dalla mamma la mattina stessa sul suo telefonino, tuttavia, non aveva segni. L’udienza a carico del trentaquattrenne è fissata per il 3 giugno.


Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Maggio 2021, 20:32
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