Lockdown, che Natale sarà? Addio rimpatriate familiari. Conte guarda i dati: «Non penso ai cenoni»

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di Francesco Malfetano

«Mi chiedono se sono ottimista. Non sto pensando a veglioni, cene natalizie, cenoni, balli. Bisogna rispettare le regole». Così mercoledì sera il premier Giuseppe Conte, mentre annunciava in diretta le restrizione del nuovo Dpcm, ha rivelato agli italiani l'elefante che lui stesso aveva tenuto nascosto al centro della stanza fino a pochi giorni fa. «Soffriremo un po'» aveva infatti dichiarato il 25 ottobre cercando di rinfrancare gli italiani alle prese con il terzo Dpcm in 12 giorni, con la speranza «di respirare a dicembre» aveva aggiunto, lasciando intendere che per Natale le cose sarebbero andate meglio. Ebbene, evidentemente non l'hanno fatto. E per gli italiani - a cui Conte augura «serenità» sperando che questa traini i consumi - si prospettano un Natale e un Capodanno particolari.
Se infatti ai regali possono pensarci Amazon o i tanti artigiani che si sono attrezzati in questi mesi approdando sul web; e se per il cibo ci si può organizzare con delivery, asporto e video-lezioni; ad oggi non c'è modo di garantire che la curva dei contagi viri verso l'appiattimento e quindi le zone rosse sbiadiscano verso l'arancione e quelle arancioni tornino gialle. Il rischio in pratica, proprio come già accaduto durante le feste pasquali, è che se dopo il 3 dicembre (quando scade il Dpcm) le cose non stiano andando meglio il figlio fuori sede resta bloccato a Milano e i nonni calabresi non possono abbracciare i nipotini che vivono a Roma dopo mesi passati a video-chiamarsi.

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Non solo. Qualora le misure restino uguali ad oggi, nelle zone rosse e arancioni, pensare di spostarsi anche di pochi chilometri per raggiungere i familiari - anche i più prossimi in assoluto - potrebbe essere un problema. O comunque andare a messa o a cena può ancora essere «fortemente» sconsigliato. D'altronde, come ha spiegato l'assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco intervistato durante la trasmissione Un giorno da pecora su RadioUno: «Nella speranza che a metà dicembre i contagi siano in fase di discesa, a Natale la tavola dovrà accogliere al massimo sei, sette persone».
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Un trauma ulteriore per un Paese che sarebbe pronto a rinunciare a tutto, eccetto che al Natale. Al governo lo sanno, come lascia intendere il ritmo serrato degli ultimi Dpcm sparati in rapida successione, e così, con il calendario dell'avvento che si avvicina minaccioso, hanno provato a correre ai ripari. Anche perché, al di là di tradizioni, simbolismi e ricorrenze religiose, gli acquisti natalizi da sempre trainano l'economia del Paese nell'ultimo trimestre dell'anno. In caso di lockdown durante il periodo natalizio infatti, secondo un report Censis-Confimprese, si rischia di bruciare 25 miliardi di euro e 2 milioni di posti di lavoro. Farne a meno del tutto in una situazione come quella attuale rischia di pesare troppo sulle spalle già fragili della Penisola.

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A cura di Valeria Arnaldi

«Quest'anno niente parenti e amici»

Natale e Capodanno rischiano una gestione difficile anche in famiglia. Ramona Casamento, bolognese, classe 1983, autrice di “Da tre figli in su” ha 5 figli: il più grande ha 19 anni, il secondogenito 17, gli altri hanno 11, 4 e 2 anni. Un impegno non da poco, divenuto più complesso dopo il Dpcm. «In questo periodo - racconta - la gestione familiare non è stata semplice, ci siamo trovati tutti in casa da un giorno all’altro.

Il maggiore dei miei figli peraltro ha fatto la maturità a distanza. Fare la spesa era complicato, poteva andare uno solo di noi e i nostri acquisti sono sempre notevoli per quantità, abbiamo carrelli enormi. Avere una famiglia numerosa però aiuta: i figli più grandi pensano ai piccoli». Trovate nuove modalità di gestione della routine quotidiana, ora si pensa alle festività. «Ogni anno a Natale facciamo un viaggio, nel 2019 siamo stati in Andalusia, l’anno precedente a Miami. Capodanno, invece, di solito lo trascorriamo tra amici e parenti. Questa volta non potremo fare nulla di simile. Passeremo le festività in casa, festeggeremo tra noi». Per la festa è previsto un “regalo” speciale. «Cambieremo casa - conclude - dovremmo traslocare a fine mese. Ora viviamo in appartamento, ci trasferiremo in una villa nella campagna bolognese. Abbiamo comprato pure un tavolo da biliardo. Ci sarà spazio per tutti. Diciamo che il nostro Natale sarà una sorta di vacanza in casa».

«Le cene ristrette? Finisce che ci perdo»

L’emergenza sanitaria mette a rischio anche i tradizionali appuntamenti delle festività. E colpisce, ancora, il mondo che ruota intorno alle feste. «Il nuovo Dpcm vieta eventi, feste in casa, quelle aziendali, ormai ferme da marzo, fino al 3 dicembre, ma non credo che pure dopo quella data ci saranno i presupposti per organizzare qualcosa - dice Alessandro Tirindelli, titolare California Catering, da oltre quarant’anni riferimento nel settore - e comunque non sappiamo quali misure saranno adottate in seguito, potrebbe perfino essere chiuso tutto. Certo, se fosse consentito fare feste in casa con almeno 30 persone si potrebbe provare, ma penso che il nostro settore sia destinato a non ripartire fino alla prossima primavera». Intanto, il catering è “sospeso”. «Adesso, l’attività di banqueting e catering è chiusa - prosegue - non siamo stati costretti a fermarla per misure stabilite dal Dpcm, abbiamo dovuto perché potremmo fare solo asporto e non sarebbe remunerativo». I progetti però non mancano. «Abbiamo avviato una food academy pure per una questione di visibilità. Facciamo lezioni per pochi, rigorosamente distanziati, e ne proporremo alcune video. Diciamo che forse non potremo organizzare grandi cene, ma possiamo insegnare a preparare piatti ad hoc in casa propria. Stiamo studiando il nuovo programma di lezioni, alcune saranno dedicate alle ricette natalizie». Un modo per rimanere presenti nel settore.

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«Capodanno, no ai party ci sono troppi rischi»

Natale a rischio, Capodanno “cancellato”. Da oltre 17 anni, F.G.B., titolare di Extranight, si occupa dell’organizzazione di eventi per il 31 dicembre, quest’anno però ha deciso di non tentare neppure. «Vedendo come stanno andando le cose, non credo ci sarà lo spazio per fare alcunché - commenta - Grandi catene con le quali lavoriamo sarebbero disponibili a realizzare gli eventi in tempi brevissimi, ma come società non possiamo prenderci la responsabilità. Organizziamo eventi in varie città italiane. Impegniamo oltre mille persone e abbiamo tra 13mila e 15mila presenze. Fare un evento di Capodanno ha costi elevati. Se ne organizzo uno per mille persone, pareggio la spesa quando ne ho 500, se mi viene imposto di ammetterne 300 non pago i costi». Tutto fermo e non solo per i “numeri”. «Il nuovo Dpcm ci limita ora, magari per farci godere poi le festività natalizie, ma non posso sperare che tra un mese la situazione sia migliorata tanto da consentire festeggiamenti di Capodanno, peraltro il tempo non basterebbe. Perciò, non prendo il rischio dal punto di vista imprenditoriale ma pure per coscienza. La salute prima di tutto, come potrei assumermi la responsabilità di fare una festa?». Saltare un anno però avrà ricadute. «Tutti paghiamo il prezzo delle misure io lo faccio per un giorno, a Capodanno, per cui lavoriamo tutto l’anno, ma c’è chi lo paga ogni giorno come ristoranti e alberghi.

 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 17:20
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