Più fragili, più poveri, più spaventati. Ora c'è la pandemia, e poi? Adesso dobbiamo salvarci la pelle, ma quando l'incubo finirà quale futuro ci aspetta? Tutte le immagini di questo 2020 vanno proiettate in avanti. Perché sono storia e la storia guarda in prospettiva. Anche quando non descrivono la nostra vita alle prese con il virus, le foto di questo annus horribilis - dal crollo del ponte di Genova alla morte di Proietti o di Maradona - interrogano l'avvenire. E lo fanno per esempio così: dopo il Morandi c'è un altro Morandi, dunque dopo l'Italia schiacciata su se stessa può esserci e ci sarà un'Italia che riparte dalle proprie macerie con più sapienza - quanto è stata veloce e virtuosa la ricostruzione di quel viadotto! - e necessariamente con maggiore energia. Oppure: il genio artistico che ha avuto in Gigi e Diego le sue eccellenze come saprà reinventarsi nell'era D.C. (Dopo Covid) e essere altro rispetto a prima (Ante Covid), visto che la discontinuità investirà ogni ambito della società sopravvissuta al morbo?
L'Italia in rinascita avrà bisogno, oltre che di un vaccino, anche di uno spirito nuovo. Capace di ricostruire ciò che il 2020 ha inghiottito lasciandoci sgomenti ma non arresi. Interi settori del lavoro verranno ripensati, lo spirito di solidarietà sperimentato in questi mesi («Non c'è isola nella peste», diceva Camus) forse sopravviverà, la giovane generazione forgiata nella tragedia avrà un surplus di consapevolezza di cui l'Italia farà tesoro. Non ci illudiamo di andare nel migliore dei mondi possibili. Ma rimetterci in cammino è naturale.
Le crisi sono cesure e anche possibilità.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Dicembre 2020, 13:12
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