Farah è tornata in Italia, è in un posto sicuro. «In Pakistan? Giravo liberamente»

Farah è tornata in Italia, è in un posto sicuro. «In Pakistan? Giravo liberamente»

di Domenico Zurlo
Farah è tornata in Italia, il suo incubo è finito. Dopo quel viaggio in Pakistan, l'aborto, l'inganno da parte della sua famiglia che l'aveva riportata in patria perché non approvava quel fidanzamento con un ragazzo italiano, che l'aveva messa incinta, la ventenne residente a Verona è rientrata nel nostro Paese e si trova ora in un luogo sicuro: ieri, con un volo da Islamabad, è atterrata a Malpensa, e il lieto fine è stato annunciato su Twitter dal ministro degli Esteri Angelino Alfano. 

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«Farah è finalmente tornata in Italia e si trova adesso in un luogo sicuro. Grazie al lavoro diplomatico dell'ambasciata italiana a Islamabad e alla collaborazione con le autorità pakistane», ha scritto Alfano. La ragazza sta bene, non è ancora stata sottoposta a visite mediche ma ha voluto rassicurare gli amici di essere in buone condizioni: per ora non ha ancora rivisto il fidanzato, un coetaneo suo connazionale adottato da una famiglia veronese, né ha chiesto di rivederlo. Intanto le compagne di classe la aspettano a scuola, dopo aver chiesto per giorni un intervento al Governo per liberarla, intervento che è arrivato fino al lieto fine di ieri.

Farah, che manca dall'Italia da gennaio, nonostante il limite di assenze a scuola ampiamente superato, sarà comunque ammessa agli esami di maturità: nel frattempo la Procura di Verona ha iniziato a valutare, sulla base di ciò che la giovane ha detto agli investigatori, se ci sono profili di reato e soggetti perseguibili in Italia.
L'ipotesi del sequestro di persona e l'aborto sotto costrizione riguardano infatti il territorio pakistano, dove ovviamente le autorità italiane non hanno giurisdizione.

 
 

Farah, 19 anni, sarà ospitata da una struttura - già individuata - un luogo «riservato, ma non protetto», dove sarà libera di muoversi a suo piacimento. «Non esiste un fascicolo aperto dalla Procura, finora si parla di un reato riferito per interposta persona e attraverso messaggi», hanno spiegato i funzionari della Questura di Verona che hanno raccolto le dichiarazioni. «Risulta con certezza che fosse incinta e che adesso non lo è più. Restano da vedere le modalità con le quali si è consumato il fatto e l'intenzione».

La Polizia è impegnata a fare piena luce. I genitori sono ancora in Pakistan, il fratello (che gestisce due negozi di telefoni a Veronetta) ha manifestato la disponibilità ad ospitarla, dicendo di non essere stato a conoscenza della gravidanza. Lei, dal canto suo, agli investigatori ha detto che in Pakistan viveva in una casa dove non aveva particolari costrizioni e poteva muoversi: inizialmente le era stato tolto il telefonino, poi lo ha riavuto e ha potuto mandare i messaggi di aiuto che hanno smosso le acque in Italia. Ma su ciò che è successo davvero tra lei e la sua famiglia, potranno stabilirlo per bene solo le indagini.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Maggio 2018, 12:08
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