Amani come Farah: «Portata in Siria e segregata in casa». Un cugino le salvò la vita «Farah è finalmente tornata in Italia e si trova adesso in un luogo sicuro. Grazie al lavoro diplomatico dell'ambasciata italiana a Islamabad e alla collaborazione con le autorità pakistane», ha scritto Alfano. La ragazza sta bene, non è ancora stata sottoposta a visite mediche ma ha voluto rassicurare gli amici di essere in buone condizioni: per ora non ha ancora rivisto il fidanzato, un coetaneo suo connazionale adottato da una famiglia veronese, né ha chiesto di rivederlo. Intanto le compagne di classe la aspettano a scuola, dopo aver chiesto per giorni un intervento al Governo per liberarla, intervento che è arrivato fino al lieto fine di ieri.
Farah, che manca dall'Italia da gennaio, nonostante il limite di assenze a scuola ampiamente superato, sarà comunque ammessa agli esami di maturità: nel frattempo la Procura di Verona ha iniziato a valutare, sulla base di ciò che la giovane ha detto agli investigatori, se ci sono profili di reato e soggetti perseguibili in Italia.
L'ipotesi del sequestro di persona e l'aborto sotto costrizione riguardano infatti il territorio pakistano, dove ovviamente le autorità italiane non hanno giurisdizione.
Farah, 19 anni, sarà ospitata da una struttura - già individuata - un luogo «riservato, ma non protetto», dove sarà libera di muoversi a suo piacimento. «Non esiste un fascicolo aperto dalla Procura, finora si parla di un reato riferito per interposta persona e attraverso messaggi», hanno spiegato i funzionari della Questura di Verona che hanno raccolto le dichiarazioni. «Risulta con certezza che fosse incinta e che adesso non lo è più. Restano da vedere le modalità con le quali si è consumato il fatto e l'intenzione».
La Polizia è impegnata a fare piena luce. I genitori sono ancora in Pakistan, il fratello (che gestisce due negozi di telefoni a Veronetta) ha manifestato la disponibilità ad ospitarla, dicendo di non essere stato a conoscenza della gravidanza. Lei, dal canto suo, agli investigatori ha detto che in Pakistan viveva in una casa dove non aveva particolari costrizioni e poteva muoversi: inizialmente le era stato tolto il telefonino, poi lo ha riavuto e ha potuto mandare i messaggi di aiuto che hanno smosso le acque in Italia. Ma su ciò che è successo davvero tra lei e la sua famiglia, potranno stabilirlo per bene solo le indagini.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Maggio 2018, 12:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA