Violenta una donna vicino l’ospedale San Raffaele: egiziano condannato a 6 anni di carcere

L'egiziano era stato fermato dalla Squadra mobile diciotto giorni dopo la brutale violenza, il 27 agosto 2021.

Violenta una donna vicino l’ospedale San Raffaele: egiziano condannato a 6 anni di carcere

Sentenza emessa. Sconterà una pena di sei anni e mezzo il 31enne egiziano Haitham Mahmoud Abdelshafi Ahmed Masoud accusato dello stupro di una ragazza di 25 anni avvenuto tra la stazione di Cascina Gobba e l’ospedale San Raffaele di Milano il 9 agosto 2021.

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L'egiziano era stato fermato dalla Squadra mobile diciotto giorni dopo la brutale violenza, il 27 agosto 2021. 

Quella mattina la donna, mamma di due bambine di nove e sette anni, stava andando al lavoro. Erano passate da poco le 6.40 quando, uscendo dalla fermata della metropolitana si incamminò nel sentiero che percorreva ogni mattina per arrivare all’ospedale. Alle sue spalle, nonostante indossasse le cuffiette, avvertì la presenza di un uomo che si avvicinava sempre di più. Provò ad accelerare il passo ma venne raggiunta. E in quel momento, l’aggressore la braccò e la spinse all’interno di un tubo di cemento in un fossato. «Smettila, ti prego fallo per le mie bambine», lo implorò. «Ssst», fu l’unica risposta del suo aguzzino. Dopo la violenza, andò in ospedale e sconvolta accennò alle colleghe quanto le era appena successo. Sono loro che la invitarono ad andare alla clinica Mangiagalli dove medici e psicologi la visitarono.

Gli specialisti del centro antiviolenze inviarono subito il suo racconto e i referti in procura e alla Squadra mobile.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosario Stagnaro, si sono subito incentrate sulla visione delle telecamere di sorveglianza dell’area. Uno degli “occhi elettronici” installati nel parcheggio fuori la stazione riprese un uomo che indossava gli stessi abiti descritti dalla vittima: pantaloni corti, maglietta chiara e uno zaino. Un ulteriore tassello è arrivato poi dall’analisi delle celle telefoniche che individuarono un solo cellulare compatibile con gli spostamenti in quel lasso di tempo. Il numero era intestato a un egiziano sbarcato il maggio precedente a Lampedusa. Il 24 agosto Masoud si presentò all’ufficio immigrazione della questura di Milano per completare la richiesta d’asilo. È qui che gli agenti, già da giorni sulle sue tracce, prendono una sigaretta e una lattina per prelevare il Dna. E poi la conferma: il suo profilo genetico combacia con il materiale biologico trovato sul luogo della violenza.


Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Marzo 2022, 21:59
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