Vallanzasca, il bel Renè resta in cella: «Non si è ravveduto, anche se provato da 50 anni di carcere»

L'ex protagonista della mala milanese degli anni '70 e '80 deve scontare una «fine pena mai»

Vallanzasca, il bel Renè resta in cella: «Non si è ravveduto, anche se provato da 50 anni di carcere»

Il bel Renè resta in carcere. Renato Vallanzasca, l'ex bandito della Comasina, è ancora «intemperante»: con questa motivazione il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha motivato il rigetto di un'altra richiesta di liberazione condizionale, o in subordine di semilibertà, avanzata dall'ex protagonista della mala milanese degli anni '70 e '80, che sta in carcere da «circa cinquant'anni» con «fine pena mai». «Non si è ravveduto e non ha risarcito le vittime». 

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Nessun ravvedimento

 

Una precedente istanza era stata sempre bocciata dai giudici milanesi con conferma della Cassazione nel marzo 2021. Decisione che i giudici (D'Elia-Odorisio e due esperti) riportano anche in questo provvedimento, richiamando sempre quel tentativo di rapina del 2014 (di mutande e altri pochi oggetti) in un supermercato a Milano, quando era in semilibertà. E specificando che l'ex bandito della Comasina non ha ancora mostrato «comportamenti positivi» di ravvedimento, «da cui poter desumere l'abbandono delle scelte criminali». Presupposto che è mancato anche in questi ultimi due anni, secondo i giudici, assieme a quello necessario del «risarcimento del danno» alle vittime dei reati che ha commesso. E, spiega ancora il Tribunale, sebbene Vallanzasca, come risulta dalle relazioni, sia «un uomo provato», va detto che «le condizioni di salute del detenuto non possono avere rilievo» per concedere ciò che chiede. Tra l'altro, nei giorni scorsi il pm delle esecuzioni Adriana Blasco ha chiesto di applicare a Vallanzasca altri 6 mesi di isolamento diurno sulla base del calcolo del cumulo pene.

Provato da 50 anni di carcere

 

Oltre a richiamare il provvedimento del 2020 in cui si affrontava il tema della «pericolosità» di Renato Vallanzasca, i giudici della Sorveglianza di Milano riportano le relazioni dell'equipe del carcere nelle quali si dice che l'ex boss della Comasina negli ultimi due anni ha tenuto una «condotta abbastanza corretta».

E riportano l'episodio di agosto quando «non voleva sottostare a un controllo» delle urine, ma scrivono anche che l'ex bandito della Comasina si sta «'ritirando' in sé stesso». Sempre dalle relazioni, che danno conto dei permessi premio che negli anni ha ottenuto presso una comunità di accoglienza, risulta che Vallanzasca «in particolare dal 2021» è un «uomo provato», sia nel fisico che nella mente, «segnato ovviamente da circa 50 anni di carcere». Tutti nella comunità «hanno finito per affezionarsi» a lui «a volte un pò spaesato». La stessa difesa ha depositato documenti medici con valutazioni neurologiche. Vallanzasca, però, spiegano ancora i giudici, non ha risarcito mai le vittime né ha dimostrato «l'impossibilità di adempiere» alle obbligazioni civili. Il Tribunale, inoltre, per quando riguarda la concessione della semilibertà sostiene che la difesa si è limitata a chiedere il beneficio indicando solo la comunità, ma senza dire nulla sulla «attività lavorativa» che dovrebbe svolgere per il suo «rinserimento sociale». La stessa comunità aveva segnalato che Vallanzasca avrebbe potuto partecipare «ai gruppi di orientamento riparativo» con autori e vittime di reati. Una indicazione «assolutamente generica», scrivono i giudici. Anche la comunità ha spiegato che non potrebbe, però, svolgere attività «utile al reinserimento». Tuttavia, le condizioni di salute, concludono i giudici, non contano per dare l'ok alle misure richieste.


Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Novembre 2022, 09:10
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