Uber, chiesta la fine del commissariamento: «Ha agito contro il caporalato e lo sfruttamento dei rider»

Uber, chiesta la fine del commissariamento: «Ha agito contro il caporalato e lo sfruttamento dei rider»

Fine del commissariamento di Uber Italy, scattato nel maggio 2020: è questa la richiesta del pm di Milano, Paolo Storari, in merito all'amministrazione giudiziaria posta per le accuse di caporalato nei confronti dei rider.

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Uber Italy, chiesta la fine del commissariamento

La richiesta si basa sulla relazione positiva degli amministratori giudiziari, dopo il commissariamento per caporalato sui rider. La Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese deciderà nei prossimi giorni. Il termine per la decisione è di 15 giorni. In sostanza, il pm Storari nel suo intervento in aula ha fatto presente che, sulla base della relazione degli amministratori giudiziari, «le condizioni sono obiettivamente migliorate sia sotto il profilo economico del trattamento dei rider che della sicurezza» e che «lo sforzo è stato fatto e ora la società può procedere con le sue gambe». In particolare, sul fronte delle tariffe pagate ai fattorini, Uber Eats Italy, oltre ad applicare il contratto nazionale, sulle corse brevi (circa 10 minuti tra ritiro e consegna) paga il 40% in più, su quelle «medie» il 20% in più. Tutti aspetti che la Procura valuta positivamente, assieme anche ai protocolli sulla sicurezza e sulla salute dei rider che prevedono, tra le altre cose, pure un'assicurazione che copre anche nei confronti di terzi e il riconoscimento facciale per evitare il fenomeno della condivisione degli account. Un «modello», quello applicato da Uber, per tutela e sicurezza dei rider che, ha spiegato il pm, è adottato anche da tutte le altre piattaforme che fanno parte di Assodelivery. La richiesta di revoca è immediata e anticipata, perché il commissariamento deciso il 29 maggio 2020 era stato disposto per la durata di un anno. Quello del maggio scorso fu il primo provvedimento di questo genere per caporalato nei confronti di una piattaforma di delivery.

Gli amministratori giudiziari: «Uber ha eliminato il caporalato»

Uber Eats Italy si è dimostrata «sensibile ed efficiente» nell'eliminare ogni forma di sfruttamento e caporalato e c'è stato un «progresso culturale da parte della società sia per il miglioramento della sua organizzazione sia nell'ambito dei rapporti coi rider per la loro tutela e sicurezza». Lo hanno spiegato gli amministratori giudiziari illustrando la loro relazione davanti alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, che a fine maggio 2020 ha disposto il commissariamento per caporalato. Dalla relazione è emerso che le «tariffe» applicate rispettano il contratto nazionale e sono anche migliorative.
Nell'udienza Cesare Meroni e gli altri due amministratori giudiziari, nominati dal Tribunale (il commissariamento disposto è per un anno ma potrebbe essere revocato), davanti alla sezione presieduta da Fabio Roia, al pm Paolo Storari e ai legali della società, hanno illustrato la relazione e, in particolare, i protocolli per la sicurezza e la salute dei rider che sono stati adottati in questi mesi.

I rider di Uber sono dotati di caschi per le bici «in modo gratuito», di «fasce catarifrangenti», «supporti smartphone», «giacche antipioggia che saranno distribuite da aprile» e altro. E poi ancora «dispositivi anti-covid» ogni 60 giorni, video con le «regole base sulla sicurezza» e per «contrastare il fenomeno dell'account sharing» è stato adottato un «software sofisticato che prevede il controllo facciale» del rider. In più, un «importantissimo piano di corsi formazione sulla sicurezza stradale e di igiene alimentare», ma anche corsi di italiano per stranieri. E al giudice Roia, che ha chiesto quanto vengono pagati ora i fattorini, dato che il procedimento è partito dopo le verifiche sulla «condizione di sfruttamento economico» dei rider, gli amministratori hanno spiegato che la «attuale tariffa» applicata è quella del contratto nazionale che prevede un «compenso minimo di 10 euro lordi», più integrazioni sulle «condizioni avverse», incentivi e un «sistema premiale» di 600 euro ogni 2000 corse annuali. In più Uber Eats ha previsto una soglia minima per le corse più brevi. Inoltre, è stato chiarito, ora c'è il divieto «di intermediazione», ossia di usare società che si interfacciano coi rider per le consegne, come accadeva prima. Da qui la contestazione del caporalato nell'indagine che aveva accertato che i fattorini venivano pagati 3 euro o meno a consegna in qualsiasi condizione e che sarebbero stati anche derubati della mance e vessati.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Marzo 2021, 15:10
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