Stupri Capodanno, le testimonianze choc: «Erano una ventina, la toccavano ovunque». Il 19enne: «Non mi sono reso conto»

I racconti dei testimoni degli abusi sessuali la notte di Capodanno 2022 in Duomo a Milano

Stupri Capodanno, le testimonianze choc: «Erano una ventina, la toccavano ovunque». Il 19enne: «Non mi sono reso conto»

di Domenico Zurlo

A poco più di un anno da quella drammatica notte di Capodanno del 2022, dove in piazza Duomo a Milano alcune ragazze furono molestate sessualmente, è in corso il processo: e oggi ci sono state le testimonianze di chi c'era, a partire dalla ragazza che realizzò il video su una delle tante aggressioni ai danni di ragazzine molto giovani. La testimone ha descritto le violenze sessuali subite da una 19enne all'angolo con via Mazzini, l'episodio più grave e brutale tra quelli accertati nell'inchiesta milanese della Squadra mobile e del pm Alessia Menegazzo.

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«L'ho vista a terra seminuda, si teneva stretto addosso il giubbotto, aveva solo quello, era traumatizzata e piangeva, non si reggeva nemmeno in piedi per la paura. Ho provato anche a farle scudo con le braccia ma erano troppi, un branco di almeno una ventina», il suo racconto. La giovane ha testimoniato nel processo milanese, davanti alla quinta penale, a carico di uno degli arrestati nelle indagini, il 21enne Abdallah Bouguedra. Processo in cui la stessa 19enne è parte civile, assieme al Comune di Milano. Capelli corti, sguardo un po' impaurito, ripercorre lo stupro ai danni di una coetanea. 

Il video realizzato dalla testimone oculare finì, oltre che sul web, anche agli atti dell'inchiesta e fu un documento molto utile per gli inquirenti. «Mi sono avvicinata pensando ci fosse una rissa, ho iniziato a girare le immagini pensando ci fosse una rissa - ha spiegato la giovane - poi ho visto la ragazza per terra, le avevano tolto tutti i vestiti e abusavano di lei». E ancora: «La sballottavano da un posto all'altro durante l'aggressione. Quando ho finito di fare quel video mi sono buttata dentro per cercare con le braccia di farle scudo, ma non ce l'ho fatta». 

In aula, davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Milano, non riconosce l'imputato, che non ha più i capelli biondo platino, ma non esita a indicarlo dall'album fotografico che le viene mostrato. 
«Ho fatto partire il video per la rissa, poi quando ho visto la ragazza che veniva sballottata e toccata, ho stoppato la registrazione e mi sono buttata per aiutarla» prima dell'arrivo delle forze dell'ordine.

Un racconto molto simile a quello di un amico della vittima, testimone di quella serata. «Abbiamo allontanato due ragazzi che importunavano le nostre amiche, dopo sono arrivati in 30. Sono riuscito ad aiutarla ma in un attimo mi sono trovato distante da lei. L'hanno spogliata, le hanno strappato i pantaloni, dei ragazzi la tiravano a destra e sinistra, l'hanno presa per le gambe, l'hanno toccata anche nelle parti intime. Alla fine era nuda, piangeva, la toccavano più persone, lei urlava aiuto e noi cercavamo di aiutarla».

Lui si difende: «Non mi ero reso conto»

«Ero a 7 metri dal gruppo, non ero in quel gruppo e non mi sono reso conto che stavano aggredendo la ragazza». Così si è difeso il 22enne Abdallah Bouguedra. Nel processo la 19enne è parte civile e nell'imputazione è persona offesa anche un'amica, che era con lei. Secondo l'accusa, il ragazzo, assieme ad un amico, avrebbe agganciato le due giovani che poi sarebbero state aggredite dal branco. «Dopo che le ragazze si sono allontanate da noi senza problemi - ha spiegato l'imputato - ho solo l'immagine di loro due che si tengono per mano e che entrano, non so se spontaneamente, dentro questo gruppo di trenta persone e non mi sono reso conto che le stavano aggredendo».

Inizialmente, il 22enne ha sostenuto di non riconoscersi in nessuna delle persone inquadrate nel video agli atti, realizzato da una teste oculare. Poi, però, dopo le domande e le contestazioni del pm Alessia Menegazzo, ha dovuto ammettere di essere uno dei ragazzi ripresi nel filmato, ma ha ripetuto più volte: «non sono nel gruppo, si vede che sto andando da un'altra parte». E ancora: «Ho pianto quando ho saputo che le videocamere di sorveglianza di piazza Duomo non funzionavano, perché mi avrebbero scagionato».

Il giovane, ai domiciliari ma col permesso di lavorare come pizzaiolo, ha raccontato di essere diplomato e di vivere a Torino coi genitori. Nel processo con rito ordinario inizialmente era rappresentato da due avvocati di fiducia, che hanno poi rinunciato alla difesa. Oggi per lui è stato nominato un avvocato d'ufficio, diverso da quello che era stato indicato nella scorsa udienza.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Marzo 2023, 18:37
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