Stomaco tolto 'per errore', parla la 53enne: «Mi hanno distrutto la vita, vivo solo grazie ai miei figli»
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La 53enne oggi ha ripercorso la sua vicenda come testimone e parte civile nel processo a Monza a carico di due chirurghi dell'ospedale MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano). Oggi, ha spiegato la donna, assistita dal legale Francesco Cioppa, ai cronisti dopo la testimonianza, «vivo nutrendomi di quell'amore della mia famiglia e della speranza, che i miei legali mi dicono essere certezza, che grazie ai giudici si giungerà nel processo ad accertare la verità su quanto mi è accaduto e sulle relative responsabilità, affinché ciò che è successo a me non accada mai più».
La donna ha riportato nella denuncia anche che, quando il 5 maggio del 2016, dopo l'operazione e con lei diventata ormai un «cadavere ambulante», nello stesso ospedale seppe che gli esiti istologici erano negativi, una dottoressa le disse: «Signora, la gastrectomia andava comunque effettuata per le altre patologie che la affliggevano!». Per i consulenti sarebbe bastata una terapia farmacologica per combattere un'ulcera gastrica. Solo il 27 maggio 2016, ha aggiunto la paziente, da un «nostro consulente» medico «avemmo la conferma» che la diagnosi di tumore allo stomaco era «priva di fondamento scientifico».
L'analisi di «questo caso», hanno messo nero su bianco il professore e medico legale Arnaldo Migliorini e il professore e chirurgo Jacques Megevand, consulenti della Procura, è «estremamente semplice»: «la paziente è stata operata come se fosse affetta da un cancro gastrico che non era documentato, con tutte le conseguenze del caso dovute alla mancanza ormai definitiva dello stomaco». Il processo è stato aggiornato al 15 ottobre per sentire i consulenti del pm e il marito della donna.
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Settembre 2019, 17:47
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