Pacifico e Bartezzaghi strana coppia a Villa Arconati: «Vi raccontiamo i nostri fantasmi buoni»

Pacifico e Bartezzaghi, strana coppia a Villa Arconati: «Vi raccontiamo i nostri fantasmi buoni»

di Francesca Binfarè
Canzoni e racconti d’autore il 4 settembre a Villa Arconati Festival (ore 19, Castellazzo di Bollate - MI). Ideatori e protagonisti di Vedi alla voce. Serata con fantasmi enigmatici e pacifici saranno il cantautore Pacifico e Stefano Bartezzaghi, semiologo, enigmista, mago dei cruciverba e della lingua italiana. Il cantautore Pacifico racconta i segreti di questa strana coppia.

 Pacifico, com’è nato Vedi alla voce?
«Con Bartezzaghi ci siamo incontrati una volta sola, durante il mio spettacolo La Settimana Pacifica. Era da tempo che lo corteggiavo: nei miei concerti ci sono monologhi e piccoli racconti, però con Stefano mi sono sentito all’università dell’uso della parola. Alla Settimana Pacifica, ascoltandolo, con Francesco De Gregori ridevamo e ci sentivamo due ignoranti. Con Bartezzaghi ci siamo detti che sarebbe stato bello fare qualcosa insieme, poi è successo quello che è successo ma adesso ci siamo. Durante l’estate ci siamo scritti in continuazione, realizzando questa sorta di seduta spiritica come quelle che si facevano da ragazzini, soprattutto per corteggiarsi».

Perché definite così questo spettacolo?
«Perché evochiamo personaggi e fantasmi benevoli a noi cari, famosi o meno, non necessariamente defunti: non c’è niente di mortuario, al contrario mettiamo in scena una sorta di sogno di fine estate. Riempiamo con queste presenze le sedie lasciate vuote a causa del distanziamento, tramite racconti o canzoni».

Qualche nome?
«Tra di loro c’è Ottavio Tazzi, allenatore di pugilato: è sua la voce che si sente all’inizio del mio brano Boxe a Milano. Lo intervistai e lui mi portò in una città che tifava per i brocchi. Nello spettacolo ci saranno anche Fellini, Beckett, Totò. Non so ancora se evocare mio padre in questo primo giro». Quindi non ha ancora deciso tutti i personaggi? «Non abbiamo fatto molte prove, non ci siamo visti finora. Bartezzaghi ha scritto la parte narrativa dello spettacolo, io sono più il musicista della situazione (ci sarà anche la viola di Antonio Leofreddi). So che Bartezzaghi suona ma non vuole farlo. Io invece sono sicuro che lui riuscirà a farmi dire cose».

Il Covid entra in qualche modo nello spettacolo?
«No, però era una tentazione. Sulla quarantena e sulla paura ci sono mille suggestioni ma la sensazione è che ne siamo ancora così dentro che è difficile alleggerire il tema. Gli artisti portano in scena la loro inadeguatezza; come tutti non sappiamo dove posare la mascherina: c’è chi la mette sul gomito, chi no… Questa pandemia è una presenza ingombrante. Io vivo a Parigi, dove la mascherina va indossata anche per strada. Si può riflettere sul Covid ma non lo facciamo in questo spettacolo, che è un modo per tenersi vicini dei personaggi cari».

Per lei è un ritorno a Villa Arconati.
«Ci sono stato spesso da spettatore ma ci ho suonato solo una volta, aprendo il live dei Cousteau. Era la prima volta che mi esibivo a Milano, avevo da poco pubblicato il mio disco di debutto. Ci furono alcuni piccoli incidenti sul palco, che gestii in chiave ironica: diventò una serata bellissima, tutti ridevano, pensavano fossi un attore».

A proposito di Vedi alla voce, lei ha detto che questo è il primo giro: ce ne sarà un secondo?
«L’idea che avevamo era di farlo a teatro, ed è rimasta».

Come vede il futuro della musica dal vivo?
«Capisco il senso delle iniziative in streaming.
Sono tentativi di dare un segnale ma non credo saranno il futuro, non ho questa sensazione».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Settembre 2020, 08:35
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