Le botte per riparare a un’umiliazione, ma nessun sequestro di persona perché il resto della storia sarebbe un acchiappa clic degno della più raffinata strategia di un social media manager. Così si è difeso il Simba La Rue davanti al giudice Guido Salvini, che con lui ha concluso gli interrogatori dei nove arrestati nella faida tra trapper finiti in carcere la scorsa settimana.
Simba la Rue, 20 anni, vero nome Mohamed Lamine Saida, è a San Vittore per l’aggressione e il sequestro di persona del rivale Baby Touché, padovano, vero nome Mohamed Amine Amagour, 19 anni, di origini marocchine. Una guerra iniziata in inverno: «Ero in corso Como con la mia ragazza e sono stato umiliato pubblicamente da questi ragazzi: mi hanno lanciato sassi e fatto un video», racconta il 20enne italo-tunisino. Poi altri dissidi e un crescendo di sfide e aggressioni fino al 9 giugno quando, nel riaccompagnare un amico a casa, in zona Barona incrociano per caso Touché. «Sono andato lì da lui - racconta Simba La Rue - e gli ho detto di fare uno scontro fisico uno contro uno.
Il filmato pubblicato su Instagram dove il trapper padovano si scusa per i dissing sarebbe dunque frutto di un accordo: «Tutta una cosa mediatica». E aggiunge: «Abbiamo anche programmato di far uscire una canzone insieme». Ma 15 giugno Simba viene accoltellato a Treviolo, alle porte di Bergamo: operato potrebbe restargli una gamba offesa.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Agosto 2022, 09:28
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