Sanità Lombardia, l'assessore Gallera: «Risonanza in ritardo? Uno sbaglio ma la nostra regione resta un'eccellenza»

Sanità Lombardia, Gallera: «Risonanza in ritardo? Uno sbaglio ma la nostra regione resta un'eccellenza»

di Simona Romanò
«Uno sbaglio del Cup, ma la Sanità nella Regione Lombardia resta l'eccellenza d'Italia».L'assessore alla Sanità della Lombardia Giulio Gallera, finalmente, dopo una settimana commenta con un'intervista il caso sollevato da Leggo il 17 giugno. Claudio, paziente oncologico di 59 anni, nonostante la ricetta (contraddistinta dalla lettera B) per una risonanza magnetica da erogarsi non oltre i 10 giorni ha trovato la prima finestra disponibile negli ospedali pubblici a ottobre. Rimbalzato dal Cup (Centro unico di prenotazione) e da nove strutture ha effettuato l'esame in una clinica privata pagando 500 euro.

Assessore, ricostruiamo l'accaduto.
«Per l'esame richiesto, effettivamente, non c'era disponibilità in tempi brevi. Lo sbaglio è stato degli operatori del Cup: Claudio non doveva essere costretto al pellegrinaggio negli ospedali, ma era dovere degli operatori effettuare la ricerca. E poi, verificato che nessuna struttura dell'Ats era disponibile, dovevano informare il paziente che, secondo quanto ribadito da una delibera regionale, aveva diritto all'esame in libera professione al prezzo del ticket normale, senza costi extra».

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E, invece, nel frattempo nessuno ha detto niente e il paziente ha pagato la parcella privata di 500 euro.
«Mi scuso con Claudio, che sta affrontando un momento difficile. E proprio per questo, le verifiche hanno necessitato di circa una settimana per essere meticolose».

L'errore, dunque, è stato all'inizio?
«L'anomalia è legata al personale del Cup, che non è adeguatamente formato: le regole ci sono ma, in questo caso, non sono state applicate».

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Saranno presi provvedimenti?
«Il 1° luglio incontrerò tutti i direttori generali del sistema sanitario per fare il punto, come faccio periodicamente. Porterò sul tavolo anche questo grave episodio che mi ha ancor più convinto della necessità di predisporre corsi di formazione per il personale del Cup. E imporrò controlli costanti per evitare anomalie, nonostante le liste d'attesa lunghe».

Le liste d'attesa sono il tallone d'Achille anche della virtuosa Lombardia?
«Riusciamo a soddisfare le prestazioni contraddistinte dalla lettera U, che indica il massimo grado di urgenza. Dopodiché non posso negare che il problema c'è, come in tutta Italia. Il personale è sempre meno, ci sono limiti alle assunzioni e i privati convenzionati hanno un budget bloccato da 7 anni perché la legge del 2011, dell'allora famigerato governo Monti, impone il contenimento della spesa pubblica. Sono anni che non posso aumentare il personale, nonostante un bisogno crescente, e non riesco a sostituire i professionisti che vanno in pensione. Così il corto circuito».

Come risolvere le liste di attesa?
«Con tre grandi strumenti. Primo: la presa in carico del paziente cronico con un gestore che prenota le visite per gli ammalati. In Lombardia sono già 300mila i malati gestiti e 100mila le visite prenotate dal medico di base».

Seconda soluzione?
«Abbiamo già investito 15 milioni di euro per incrementare le prime visite, da Milano e Brescia, nelle 12 prestazioni più critiche, come la mammografia».

Terzo strumento?
«Una piattaforma informatica unica (entro il 2021) di prenotazione che varrà per tutte le strutture pubbliche, convenzionate, private. Così i cittadini non potranno più prenotare in più posti senza però disdire. Basta dire che le prenotazioni doppie o triple sono circa 4 milioni contro le 40 milioni di visite erogate all'anno da Regione dove la sanità rimane un'eccellenza nel panorama internazionale».
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Marzo 2023, 21:09
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