Ruby Ter, in appello potrebbe cambiare tutto: ecco perché. Karima: «Milioni da Berlusconi? Mai ricevuti»

Due giudici avevano dato una lettura completamente diversa rispetto a quella del Tribunale che ha assolto gli imputati. E Karima presenta il suo libro: "Non sono una escort"

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di Domenico Zurlo

Il processo Ruby Ter ha visto l'assoluzione di Silvio Berlusconi e di tutti gli altri indagati, per una motivazione ben chiara: le ragazze, le cosiddette 'Olgettine' (modelle e showgirl chiamate così perché vivevano in alcune case in via dell'Olgettina, a Milano, a spese dell'ex premier) sono state assolte per un errore della Procura, l'averle chiamate come testimoni e non come indagate nella vicenda. Ma spunta un dettaglio che potrebbe cambiare le cose in vista dell'appello.

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Ruby Ter, in appello potrebbe cambiare tutto

Due diversi giudici di Milano, in due filoni di udienza preliminare sul caso Ruby Ter, erano infatti giunti a conclusioni completamente diverse rispetto a quelle dei giudici della settima penale del Tribunale di Milano, che ieri ha assolto tutti. Sulle giovani ex ospiti delle serate di Arcore, quando tra il 2012 e il 2013 testimoniavano nei due processi sul caso Ruby, c'erano solo «sospetti» su una presunta corruzione. «Meri sospetti» che «non comportavano la necessità» della loro iscrizione nel registro degli indagati. E furono «correttamente escusse come testimoni», tanto che «loro dichiarazioni appaiono pienamente utilizzabili», avevano scritto i magistrati tra il 2016 e il 2017.

Le assoluzioni di ieri, come precisato dai vertici del Tribunale, sono arrivate per la ragione di «carattere esclusivamente giuridico» che le ragazze avrebbero dovuto essere indagate già dal 2012 e che quindi non potevano essere sentite come testi semplici, senza assistenza degli avvocati e senza la facoltà di non rispondere. Cadendo, dunque, le accuse di falsa testimonianza è crollata anche quella collegata di corruzione in atti giudiziari.

Nel gennaio 2017 l'allora gup di Milano Carlo Ottone De Marchi aveva già respinto un'eccezione di «inutilizzabilità» delle dichiarazioni rese nei processi Ruby dalle ragazze, presentata dalla difesa Berlusconi. Il giudice aveva spiegato nell'ordinanza che nel periodo delle loro deposizioni non c'erano a loro carico «specifici elementi indizianti con riferimento al reato di corruzione in atti giudiziari». Una lettura diversa della stessa questione giuridica che la Procura milanese potrebbe far valere anche in un eventuale ricorso in appello.

 

Quantomeno «dalla primavera 2012», hanno scritto, invece, i giudici della settima penale (Tremolada-Gallina-Pucci), la Procura «aveva elementi indizianti le elargizioni di Berlusconi in favore delle ragazze» indicate come testimoni, mentre in realtà erano già «sottoposte ad indagini». Erano «persone sostanzialmente 'indagatè» e andavano ascoltate come testi assistite da avvocati e con la facoltà di non rispondere. Un'ordinanza, questa, del novembre 2021, a processo in corso, che è stata determinante per le assoluzioni di ieri.

Nell'ottobre 2016, invece, l'allora gup Anna Marchiondelli aveva scritto che le ragazze erano state iscritte nel registro degli indagati nel gennaio 2014 e che non era «condivisibile la tesi difensiva secondo la quale il Pubblico Ministero avrebbe dovuto procedere alla loro iscrizione sin dal 13.4.2012». All'epoca c'era, si legge ancora, «in capo agli odierni imputati un mero sospetto».

Nel 2017 è arrivata, inoltre, l'altra ordinanza, sulla stessa linea, del gup De Marchi.

Poi, l'aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio nel processo hanno prima chiesto di respingere l'eccezione della difesa del Cavaliere, facendo notare «la correttezza della modalità di assunzione delle testimonianze» da parte dei loro colleghi nei due processi sul caso Ruby. Infine, prima della sentenza, hanno chiesto ai giudici di revocare la loro ordinanza favorevole alle difese. Cosa non avvenuta, perché sono arrivate le assoluzioni.

Karima: «Non chiamatemi Ruby. Non ho parenti famosi»

Intanto questa mattina Karima El Mahroug, la celebre 'Ruby Rubacuori' che era stata la pietra dello scandalo e che è stata anche lei assolta nel processo, questa mattina è stata ospite di Rtl 102.5 in occasione della presentazione del suo libro. «Il nome Ruby non mi ha mai rappresentato. Era stato scelto come nickname su Facebook ed è stato poi preso dalla stampa e utilizzato nelle aule di tribunale, ma non sento nessuna appartenenza a quel nome», le sue parole.

«Il libro - ha aggiunto riferendosi all'autobiografia che ha presentato oggi a Milano - si intitola Karima per questo motivo, spero che da oggi in poi il mondo inizierà ad indentificarmi con il mio nome. Per anni ho perso la mia identità ed è già tanto essere chiamati per nome». «Non sono una prostituta e sono assolutamente sicura di non avere parenti famosi», ha aggiunto - facendo riferimento probabilmente a quando fu definita come la nipote del presidente egiziano Mubarak - durante la presentazione del libro. Vestita in total black, pantaloni e giubbetto in pelle, la giovane ha aggiunto: «Mi è stata data la possibilità di essere aiutata e mi sono compresa, scrivendo questo libro». 

Karima ha detto di essere «stata investita da una storia più grande» di lei. «Quando sono entrato in quella casa - ha aggiunto - non sapevo dov'ero, non sapevo neanche chi fosse il presidente del Consiglio, ma mi sono sempre sentita estremamente rispettata» da Silvio Berlusconi, ha detto a proposito di quando fece il suo ingresso nella casa di Arcore. «Non ho mai ricevuto milioni di euro, altrimenti non sarei nemmeno rimasta in Italia a soffrire tutto quello che ho sofferto», ha aggiunto a proposito delle somme che avrebbe ricevuto, secondo l'accusa, dallo stesso Cavaliere.

Karima ha poi spiegato che la vicenda processuale conclusasi ieri «è stata faticosissima». «Non speravo minimamente in un'assoluzione», ha detto durante la presentazione della sua biografia scritta con la giornalista Raffaella Cosentino. «Ero abituata a ricevere solo il peggio da questa bolgia mediatica. Posso ora vivere come una ragazza normale» e «recuperare i momenti di vita rubati», ha aggiunto. «Vedere a 17 anni in edicola la faccia col tuo nome - ha concluso - ma sono contenta che sia capitato a me e non ad altre ragazzine. Non so quante avrebbero retto questo fardello». «Sono stata strumentalizzata da tutti in questo circo», ha concluso.


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Febbraio 2023, 11:35
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