Ruby Bis, i giudici: «Fare la escort in contrasto con dignità. Con case all'Olgettina prostituzione più stabile»

Ruby Bis, i giudici: «Fare la escort in contrasto con dignità. Con case all'Olgettina prostituzione più stabile»
La Corte d'Appello di Milano, che ha condannato - riducendone lievemente le pene - Nicole Minetti ed Emilio Fede per il caso 'Ruby bis', ha reso note le motivazioni della sentenza, che ha condannato l'ex consigliera lombarda e showgirl a 2 anni e 10 mesi (da 3 anni in primo grado) e l'ex direttore del Tg4 a 4 anni e 7 mesi (in primo grado erano 4 anni e 10 mesi). Una riduzione molto lieve delle condanne, per il processo in cui i due erano accusati di favoreggiamento alla prostituzione di alcune giovani ospiti alle serate, di quasi otto anni fa, nella villa ad Arcore di Silvio Berlusconi, le famose «cene eleganti» che monopolizzarono l'attenzione dei media per diverse settimane. 



Le difese, oltre a chiedere l'assoluzione, avevano provato a giocare la carta dell'illegittimità costituzionale della legge Merlin, dopo che la Corte d'Appello di Bari nei mesi scorsi ha deciso di trasmettere gli atti alla Consulta nel processo d'appello sulle escort portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell'allora presidente del Consiglio. Anche nel 'Ruby bis' i difensori hanno sollevato la questione di incostituzionalità delle norme che puniscono l'agevolazione della prostituzione di donne che «volontariamente e liberamente» hanno scelto «di offrire il proprio corpo in cambio di denaro o altre utilità, cosiddette 'escort'». 



Ma la «attività» delle «'escort'», scrive la Corte, «ancorché scelta deliberatamente e liberamente, risulta proprio porsi in contrasto con la tutela della dignità della persona umana» protetta dalla norma che punisce la «agevolazione della prostituzione». Per la Corte milanese (Caroselli-Pirola-Lai), a differenza di quella di Bari, l'attività delle escort, «si ribadisce, ancorché liberamente scelta, non può essere ritenuta una forma di espressione della libertà della persona oggetto di tutela costituzionale», anche perché, proprio secondo la Costituzione, «l'iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da arrecare danno alla dignità umana». Tra l'altro, «il contratto con la prostituta è nullo avendo causa illecita in quanto contraria al buon costume». E alla luce di tutto ciò «anche la condotta agevolatrice» della «scelta» di prostituzione delle escort, «è idonea a ledere la dignità della persona».



LE CASE IN VIA OLGETTINA La «messa a disposizione» per le ragazze che frequentavano le serate di Arcore «degli appartamenti siti in via Olgettina», a Milano, può aver inciso «sulla loro scelta di protrarre anche nel tempo l'attività prostitutiva ivi espletata, rendendola più stabile e continuativa» e va ricordato, infatti, «a titolo di esempio, che le gemelle De Vivo vivevano in Campania», scrive la Corte, che parla della «massa a disposizione degli appartamenti» per favorire la «attività prostituiva» nella residenza di Silvio Berlusconi per chiarire che «anche una escort, già orientata alla scelta di concedersi sessualmente nell'ottica di uno scambio contrattuale, può determinarsi a compiere o meno uno specifico atto prostitutivo in ragione della presenza di condizioni più o meno favorevoli». Condizioni realizzate proprio dalle condotte di agevolazione contestate a Minetti e Fede nel processo. 

La Corte spiega che l'agevolazione della prostituzione «può essere comunque in concreto idonea a determinare la specifica decisione di prostituirsi anche da parte di una persona che aveva deciso, come condotta di vita, di fare la cosiddetta 'escort'». E così in questo modo favorire la prostituzione, per la Corte, che lede «la dignità della persona che la esercita», anche se è una sua «scelta di vita».



I RUOLI DI FEDE E NICOLE MINETTI Nelle 58 pagine di motivazioni, poi, confermano ciò che era già stato accertato, ossia la «attività prostitutiva in favore di Berlusconi», e analizzano i ruoli di Fede e Minetti (la «fiduciaria» dell'ex premier nel «sistema prostitutivo»), anche alla luce della decisione della Cassazione che aveva rinviato ad un nuovo appello per colmare «lacune motivazionali» della precedente sentenza. Nel nuovo appello, infatti, i due imputati sono stati assolti su parte delle imputazioni. Fede è stato prosciolto dal favoreggiamento della prostituzione di una serie di ragazze, rimasto in piedi, invece, per i casi di sette giovani.

Assoluzione anche per gli episodi «di favoreggiamento in danno» di Ruby, ma l'accusa ha resistito per la vicenda del «14 febbraio 2010», quando il giornalista la accompagnò per la prima volta a Arcore.
A suo carico ha retto anche l'accusa di tentata induzione alla prostituzione di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, testimoni chiave dell'accusa e parti civili. Per Minetti, invece, imputata per favoreggiamento della prostituzione di sette giovani, sono caduti i casi di Raissa Skorkina e Lisney Barizonte.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Luglio 2018, 22:46
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