Milano, il questore Cardona: «La sicurezza della città la conquistiamo in periferia»

Milano, il questore Cardona: «La sicurezza della città la conquistiamo in periferia»

di Giammarco Oberto
Questore Cardona, lei è a Milano da 14 mesi e i reati sono calati.
«Nel primo quadrimestre del 2018 sono diminuiti rispetto al 2017 del 12% in città e del 14% in provincia».
Come ci siete riusciti? 
«Non c’è una ricetta e non è che noi siamo più bravi degli altri. Anche perché la sicurezza muta di giorno in giorno. Il nostro sistema è osservazione, pianificazione, intervento. Una cosa nella quale ci siamo distinti è il rimpatrio dei clandestini con grossi precedenti penali: la questura di Milano è in Italia quella con il più alto tasso di espulsioni. Mille nel 2017. Nessuno come noi».
Però in città la percezione della sicurezza sembra essere diverso.
«È un fenomeno che va affrontato intercettando le esigenze dei cittadini. Le forze dell’ordine devono ascoltare, capire, rispondere. Vuole dire che dobbiamo fare ancora di più».
Primo Daspo urbano a Milano e 11 allontanamenti. Strumenti utili?
«Non è la soluzione di tutti problemi, ma uno dei tanti strumenti che abbiamo, quindi va usato con equilibrio. Uno viene allontanato se crea problemi alla sicurezza. Come la cittadina romena che era sdraiata sui gradini del metrò in Duomo e non lasciava passare se non le si davano soldi».
Venendo qui, il tassista mi ha detto: ricordi al questore che Milano non è solo il Quadrilatero della moda, ma le sue periferie.
«Ha ragione, il tassista. Credo nella riqualificazione, perché il degrado chiama degrado. Da parte nostra quel calo dei reati lo abbiamo ottenuto con operazioni mirate, prevalentemente nelle periferie. Questa è la ricetta per tutte le grandi metropoli».
Si riferisce agli sgomberi?
«Gli sgomberi si fanno dove si devono fare, anche con la volontà del Comune. In via Cavezzali c’era una situazione di illegalità incredibile che andava avanti da decenni. Spaccio, gestione illecita degli appartamenti, davano, toglievano, senza alcun titolo. Siamo riusciti a risolverla».
I reati legati alla droga sono gli unici con il segno più. Milano sempre capitale della cocaina?
«Qui c’è una domanda di stupefacenti altissima. È una questione sociale e culturale che la città deve affrontare. Noi facciamo importanti operazioni, ma i risultati spesso sembrano invisibili rispetto al problema».
Movida violenta, ultimo episodio: il pestaggio di due tranvieri in Cadorna. E adesso arriva l’estate.
«Intanto noi non siamo contro la movida siamo contro l’illegalità. In una città importante come Milano una vita notturna ci deve essere. Noi facciamo controlli sul metrò e sui bus, interveniamo nei locali. La questura ne ha chiusi più di cento, in alcuni casi abbiamo chiesto anche la revoca della licenza. Proseguiremo su questa linea». L’intelligence britannica ha lanciato un nuovo allarme terrorismo nelle grandi città europee. Che succede?
«La guardia è molto alta. Ad esempio abbiamo adottato una presenza h24 di pattuglie militari mobili, in tutte le zone critiche. Le ho volute perché coprono più territorio, non danno facili punti di riferimento ad eventuali attentatori. Credo siano un grande deterrente».
Dobbiamo rassegnarci a convivere con i new jersey anticamion?
«Di certo le barriere devono diventare più funzionali alla sicurezza e alla vita dei cittadini.
Il Comune sta studiando l’introduzione dei pilomat (dissuasori a scomparsa ndr) molto più funzionali ed eleganti dei new jersey. Ma certo teoricamente tutto è sicuro e tutto è perforabile. Non è pensabile, come qualcuno propone, di mettere militari ad ogni angolo o chiudere le strade: dobbiamo realizzare un sistema di sicurezza molto alto ma che sia vivibile. Altrimenti hanno vinto loro».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Maggio 2018, 09:24
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