Niccolò Bettarini, le motivazioni della sentenza: «Chi lo ha accoltellato voleva ucciderlo»

Niccolò Bettarini, la sentenza choc: «Chi lo ha accoltellato voleva ucciderlo»
«Volevano ammazzare Niccolò Bettarini», è quello che si legge nelle motivazioni della sentenza che ha condannato gli aggressori del figlio di Simona Ventura e dell'ex calciatore Stefano. I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno confermato sostanzialmente le pene inflitte in primo grado, sottolineando la "caratura micidiale" dei colpi sferrati contro il giovane colpito davanti all'Old Fashion a Milano la notte del primo luglio 2018. 

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Un'aggressione in cui il ragazzo ha riportato diverse ferite, tra cui al petto, al fianco e al braccio destro con la lesione al nervo. Una volontà di ammazzare che si evince dalla «violenza e reiterazione dei colpi rivolti verso parti vitali del corpo», non solo con calci e pugni, ma anche con un coltello. Anche la prognosi, insieme alla ricostruzione dell'accaduto, non lasciano dubbi che «gli atti posti in essere dagli imputati fossero idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte della parte lesa». 

Colpi che sono continuati anche quando la vittima era già a terra. Lo scorso 28 ottobre i giudici hanno condannato a pene lievemente ridotte i quattro giovani processati con rito abbreviato per tentato omicidio. Condanna più pesante per Davide Caddeo (8 anni), per Albano Jakej la pena è stata ridotta a 6 anni e 4 mesi. Confermato il verdetto a 5 anni e 6 mesi per Alessandro Ferzoco e a 5 anni per Andi Arapi. Per i giudici il 19enne è «rimasto vittima di un'aggressione brutale per ragioni senz'altro prive di ogni valido, o anche solo comprensibile, fondamento». L'intervento di Bettarini in soccorso di un amico «ha, evidentemente, costituito soltanto il pretesto per consentire agli imputati di dare sfogo ad una violenza inaudita». 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Dicembre 2019, 14:43
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