Travolge e uccide 30enne in monopattino, poi la fuga. Ora confessa: «Avevo assunto alcol e cocaina, non vedevo bene»

Il giudice ha convalidato l'arresto eseguito dalla Polizia locale e disposto la custodia cautelare in carcere per Giuseppe D'Amico

Travolge e uccide 30enne in monopattino, poi la fuga. Ora confessa: «Avevo assunto alcol e cocaina, non vedevo bene»

di Redazione web

Ha investito e ucciso, prima di fuggire, un ragazzo in monopattino a Milano: dopo l'arresto ora confessa che era alla guida sotto l'effetto della cocaina. «L'indagato ha ampiamente mostrato di non essere in grado di rispettare alcuna prescrizione e regola di civile convivenza, oltre che giuridica e, prima ancora, di banale umanità». Lo scrive il gip di Milano Tommaso Perna nell'ordinanza con cui, accogliendo la richiesta del pm Francesco De Tommasi, ha convalidato l'arresto eseguito dalla Polizia locale e disposto la custodia cautelare in carcere per Giuseppe D'Amico, il 29enne che tre giorni fa, in via Beldiletto all'angolo con viale Famagosta, a Milano, ha travolto ed ucciso un 30enne in monopattino ed è scappato.

Il provvedimento del Gip

Il giovane, scrive il gip nel provvedimento, «si è posto alla guida in stato di intossicazione dovuto al pregresso consumo di cocaina e bevande alcoliche e, peraltro, senza essere munito della patente per essergli stata revocata con decreto del Prefetto di Milano». In più, dopo l'incidente «non mostrando alcuna resipiscenza per la propria condotta - ricostruisce il giudice - si è dato alla fuga, contando sul fatto» che un'amica che era in auto con lui «si sarebbe attribuita la responsabilità di quanto accaduto».

Le parole choc dell'investitore

«lo prima dell'incidente avevo assunto sia alcol (birra) che cocaina (...) Ero ubriaco e quindi non vedevo lucidamente (...) Avevo la patente sospesa è vero. E' una colpa che mi assumo». Così Giuseppe D'Amico, il 29enne in carcere con l'accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e guida sotto effetto di stupefacenti per aver travolto e ucciso un 30enne in monopattino il 10 marzo, ha ammesso le sue responsabilità nell'interrogatorio di ieri, assistito dall'avvocato Fabio Ambrosio, davanti al gip di Milano Tommaso Perna, che ha disposto per lui la custodia cautelare.

«La prima volta me l'hanno sospesa per stato di ebbrezza - ha messo a verbale il giovane - A maggio 2022 mi hanno sospeso la patente perché giravo con il permessino che era scaduto. Adesso è revocata. Ero affidato in prova al servizio sociale con obbligo di dimora e divieto di uscire dalle 22 alle 6 del mattino». E ancora: «Ero in panico soprattutto per l'affidamento e soprattutto non credevo di avergli tolto la vita.

La ragazza (un'amica che era con lui in auto, ndr) mi ha detto che si sarebbe assunta lei la responsabilità perché sapeva che io ero in affidamento ma nessuno dei due in quel momento aveva compreso la gravità della situazione». E ha raccontato che «quando mi ha chiamato la seconda volta, nelle mattinata e prima che mi arrestassero, e mi ha detto che il ragazzo era deceduto io le ho detto che mi sarei assunto la responsabilità perché lei non poteva rovinarsi la vita».

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Il testimone e il suo racconto

Agli atti le dichiarazioni di un teste che hanno fornito indicazioni sul fatto che ci fosse il 29enne alla guida e non l'amica. «Il ragazzo correndo si allontanava», ha spiegato il teste. Un amico e collega della vittima, Juan Carlos Quinga Guevara, che lo precedeva sempre su un monopattino, ha raccontato che quella macchina andava «a velocità troppo elevata, mi giravo verso Juan Carlos - ha messo a verbale - e vedevo che lui veniva investito».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Marzo 2023, 11:50
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