Modella rapita, «Chloe era d'accordo con mio fratello: finto sequestro per avere più popolarità»

Modella rapita, «Chloe era d'accordo con mio fratello: finto sequestro per avere più popolarità»
La storia di Chloe Ayling, la modella inglese rapita a Milano, e per il cui sequestro sono imputati due fratelli, continua a far parlare: questa mattina Michal Konrad Herba, imputato per essere stato il complice del fratello minore, Lukasz Pawel Herba, si è difeso nell'interrogatorio davanti alla Corte d'Assise di Milano ribadendo quella che è sempre stata la sua versione.

Chloe confessa: «Dovevo farlo innamorare». Ma gli inquirenti le credono, i social no


Secondo Michal, Chloe sarebbe stata infatti «d'accordo con mio fratello» per simulare un «finto sequestro» e ottenere così maggiore popolarità. Lukasz è stato già condannato in primo grado a 16 anni e 9 mesi per il sequestro a scopo di estorsione della ragazza, avvenuto tra l'11 e il 17 luglio 2017 tra le province di Milano e Torino. E la versione data dal fratello presunto complice non è molto diversa dal racconto reso l'anno scorso dal fratello Lukasz nel corso del dibattimento a suo carico e che i giudici avevano bollato come «incoerente e assurdo».

Il rapitore:
«Finto sequestro, avremmo diviso i soldi». Il pm: «Non ha le rotelle a posto...»"



Oggi Michal, processato separatamente dal fratello minore, rispondendo alle domande del pm Paolo Storari e del suo avvocato Simone Zancani, ha sostenuto di essere del tutto «estraneo» alla vicenda e di avere anzi tentato di convincere Chloe e Lucasz a rinunciare al loro piano. Ha raccontato alla Corte di avere saputo dei propositi del fratello solo la sera prima del rapimento, avvenuto in uno studio fotografico di Milano.
 
 

​«Il piano era di rapirla a Parigi, ma Milano era più sicura»

La scorsa udienza la ragazza, sentita in video conferenza da Londra, aveva detto: «Quando sono entrata nello studio fotografico a Milano, c'era silenzio, non vedevo nessuno. È stato in quel momento che qualcuno mi ha messo un braccio sul collo e l'altra sulla bocca, non riuscivo a respirare così ho cercato di togliere quella mano. È arrivato un altro uomo, con il passamontagna. Ho cercato di resistere ma non riuscivo a fare forza. Mi hanno iniettato qualcosa: mi sono sentita mancare e sono svenuta». Si torna in aula il 28 giugno.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Giugno 2019, 19:36
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