«Italia Paese di handicappati, un paradiso per gli zingari»: polizia arresta banda di 8 borseggiatori bosniaci

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di Nico Riva
«L'Italia è proprio un Paese di handicappati. Però è un paradiso per gli zingari, il Paese del divertimento». Queste  ingiuriose frasi intercettate dalla Polizia di Milano hanno portato all'arresto di una banda di borseggiatori bosniaci. Otto persone tra i 20 e 38 anni, a quanto pare specializzate nel furto in metro, che operavano in diverse città italiane ed estere. La banda, composta da cinque donne e tre uomini, si trova ora in custodia cautelare con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio. Denunciati anche tre minorenni. 
 
 


Le vittime predilette della banda pare fossero i turisti in vacanza. La Polizia ha intercettato le conversazioni fra alcuni membri del gruppo, scoprendo la loro gerarchia e le dinamiche dei borseggi. Dalle indagini sarebbe infatti emerso che a comandare fossero gli uomini, le menti della banda. Questi organizzavano tempi e modalità dei colpi. Ma a compiere materialmente i furti sarebbero state le donne. E mentre queste "lavoravano" per ore, gli uomini passavano il loro tempo nel lusso sfrenato. Fra auto costose, shopping compulsivo ed eventi sportivi, spendevano le migliaia di euro rubate quotidianamente dalle loro compagne. 

Stando a quanto rivelato da Il Giorno, il nome dell'indagine "Ieri, oggi e domani", incominciata un anno fa, si deve proprio al modus operandi della banda. Come nel film di Vittorio De Sica dal titolo omonimo (1963), in cui una Sophia Loren in veste di contrabbandiera continuava a far figli per evitare la galera, così le ladre bosniache avrebbero sfruttato i propri bambini per non finir dietro le sbarre. La banda, infatti, pare abbia collaudato nel corso degli anni le proprie tecniche, ottimizzando i guadagni e riducendo i rischi anche grazie ad una conoscenza di base della giurisprudenza italiana. Il capo della banda, il 38enne M.O., avrebbe infatti compreso che mandando donne incinte e bambini a rubare, si rischiava di meno in caso di arresto e in tribunale.

La banda è inoltre accusata di estorsione ai danni di connazionali, ai quali avrebbe richiesto una sorta di pizzo per delinquere nella zona milanese. Ma un passo falso prima o poi lo commettono tutti. In questo caso, probabilmente è stato l'ego del capobanda a tradirli. Secondo quanto raccontato da Marco Calì, capo della Squadra Mobile di Milano che ha condotto le indagini ed effettuato l'arresto, l'indagine è partita "dalla denuncia di un membro che voleva dissociarsi perché non accettava più di dover dare al capo tutti i guadagni". Ieri, oggi e domani: chi troppo vuole, nulla stringe.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Dicembre 2019, 08:42
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