Pretty Woman tutta da ballare, a teatro il film cult degli Anni 90

Pretty Woman tutta da ballare, a teatro il film cult degli Anni 90

di Ferruccio Gattuso

Non è solo “Pretty Woman”, né un film di culto adattato per il palcoscenico e per le corde del musical. Non è solo una storia d’amore e di ottimismo che ha commosso il mondo con i volti cinematografici (era il 1990) di Julia Roberts e Richard Gere. Lo spettacolo che arriva al Teatro Nazionale – da domani all’8 gennaio, per una lunga tenitura “come ai vecchi tempi” – è il simbolico ritorno del musical in città. Milano torna a ospitare uno show fatto di canto, danza e recitazione, orchestra dal vivo e, come no, sogni. Tanti sogni.

“Pretty Woman”, con la regia di Chiara Noschese in collaborazione con l’olandese Carline Brouwer, vede la giovane coppia composta da Beatrice Baldaccini e Thomas Santu al centro della celebre storia in cui la prostituta Vivian si affranca dalla “professione” quando conosce (e trasforma umanamente) il miliardario Edward, annoiato di sé e del mondo. La versione originale su libretto di Garry Marshall e musiche di Bryan Adams – già passata da Londra e Amburgo - trova così, con la produzione Stage Entertainment, una declinazione italiana. Alla giovane, bella e comunque veterana Baldaccini (già protagonista in musical come “Cercasi Cenerentola”, “Grease” e “Footloose”) l’onere di “sfidare” Julia Roberts: «Non ci penso nemmeno – spiega la perfomer toscana – alcuni caratteri del personaggio devono rimanere, ma l’imitazione non avrebbe senso.

Vivian è fragile ma orgogliosa, e penso che ciascuna donna possa identificarsi in lei». Il film uscì nell’anno di nascita di Beatrice: «Ma l’ho visto molte volte, è un classico. È una storia conosciuta e amata da mia zia di settant’anni così come da mia nipote di dodici».

Di imitazione non vuole sentire parlare nemmeno Thomas Santu: «Un attore come Richard Gere vive sui primi piani, cosa che in teatro non esiste – spiega l’attore, già nel cast del musical comic-demenziale “Spamalot” dei Monty Pyhton – io ho creato un Edward più fisico e duro. Classe 1991, Santu non è un appassionato del film ma vi vede un simbolo: «Sebbene uscita nel 1990, è un’opera che è intrisa di anni Ottanta: un’epoca molto più libera di esprimersi rispetto a quella attuale, condizionata dal politicamente corretto».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Settembre 2021, 06:00
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