Un romagnolo a Milano. Perché, come si dice, la notizia la fa il padrone che morde il cane e non viceversa. Di milanesi in Romagna ne calano a frotte, soprattutto in estate.
Rivedere invece Giuseppe Giacobazzi in città, a breve stretto giro di posta dalla celebrazione tv dei vent’anni di Zelig, è invece cosa speciale. Perché lui, Andrea Sasdelli in arte Giacobazzi, il suo alter ego romagnolo se l’è costruito, come celebrità, proprio qui. Con Noi, mille volti e una bugia, l’attore originario di Alfonsine (Ravenna) è al Nazionale da oggi al 29 gennaio.
Giacobazzi come vive questo ritorno in città?
«Una botta. Dopo il lockdown, la pausa dalle scene, tornare a Zelig di fronte a quel pubblico è stata una botta. Questo show aveva subito uno stop proprio nel 2020, al ritorno ero emozionato come al debutto: ventisette anni di palco cancellati. Poi Zelig, dove ho vissuto l’atmosfera di un ritorno a scuola, ora il Nazionale. E chi si ferma più?».
Appunto, è ottimista?
«Noi attori dobbiamo esserlo, e poi ho già nel cassetto il nuovo show.
Perché, lei è uno scacchista?
«Macché, sono negato. La riflessione parte da chi vorremmo essere tra i vari pezzi degli scacchi».
Veniamo allo show attuale: si parla di bugie. Ne ha dette molte in vita sua?
«Certo che sì. Guardi che io ho fatto un lockdown con tre donne: mia mamma, mia moglie e mia figlia. Senza bugie non avrei avuto aspettative di vita. In più, ho imparato a friggere e a fare il letto. Comunque lo show parla più delle maschere che siamo costretti a indossare in società: sono quelle le grandi bugie».
Ora dica la verità: da romagnolo vuole bene ai milanesi?
«Abbiamo addirittura chiamato una città Milano Marittima! Qualche volta siete troppo sofisticati per noi della Bassa Romagna ma alla fine ci si è capiti. A Milano, poi, a quel locale di viale Monza 140 chiamato Zelig, io devo davvero tanto».
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Gennaio 2022, 08:52
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