Milano, al Manzoni Emilio Solfrizzi è il "Malato immaginario" di Molière: «Ossessionato dalla malattia, come a noi»

Milano, al Manzoni Emilio Solfrizzi è il "Malato immaginario" di Molière: «Ossessionato dalla malattia, come a noi»

di Ferruccio Gattuso

 La malattia come via di fuga, psicologica e fisica. Se la voce di Molière non ha mai smesso di parlarci nel corso dei secoli, tanto più lo fa oggi, attraverso Il Malato Immaginario, in questo scorcio di esistenza collettiva segnato in modo indelebile dalla pandemia. Il capolavoro del drammaturgo amato dal Re Sole giunge al Manzoni, da domani sera al 20 novembre, con Emilio Solfrizzi nei panni dell’ipocondriaco Argante e la regia di Guglielmo Ferro. Un Malato un po’ diverso dagli altri, spiega lo stesso attore pugliese: «Si è sempre voluto vedere in Argante un uomo anziano, legando in modo forzoso la malattia all’età. Il nostro Malato è invece sulla cinquantina: ha ancora energie per resistere alle strategie dei suoi familiari e forza mentale per crearsi la prigione ossessiva nella quale vive». L’ossessione sarebbe un tema drammatico, che però attraverso la penna di Molière si tinge di comicità, non stupisce dunque che Emilio Solfrizzi («nato comico e orgoglioso di sentirmi ancora tale, senza alcun complesso di inferiorità: qui al Manzoni venni anche come cabarettista e ne sono orgoglioso») vi si cali con tanta naturalezza. «Argante si isola dal mondo, come abbiamo dovuto fare durante la pandemia e come molti di noi continuano a fare dopo il grande trauma sociale subito», prosegue Solfrizzi che aggiunge: «La diffidenza di Argante per la medicina, non c’è quasi bisogno di dirlo, è tema quanto mai attuale».

Così come «la terminologia arrogante e l’atteggiamento presuntuoso dei medici dottor Purgone e dottor Diaforetico echeggiano senza dubbio i virologi star nei programmi tv», spiega Sergio Basile, veterano del palcoscenico, che interpreta entrambi i ruoli in scena. La scenografia vede l’immancabile letto («a tutti gli effetti un trono») collocato in una sorta di torre angusta: una scala rossa sale a spirale verso l’infinito, portando le ossessioni del malato in un altrove dove, ammettiamolo, nessuno di noi vorrebbe (mai più) trovarsi.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Novembre 2022, 18:47
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