Debora Villa: «La terapia di coppia? È collettiva». Da stasera sul palco con la pièce tutta da ridere

Debora Villa: «La terapia di coppia? È collettiva». Da stasera sul palco con la pièce tutta da ridere

di Ferruccio Gattuso

Marte, rosso e terrigno. Venere, gassoso ed elegante. Due pianeti diversi, proprio come si dice di noi esseri umani quando sembriamo fatti per non capirci. “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”, sentenzia dalle pagine del suo bestseller lo psicologo statunitense John Gray, però di questa differenza si può sorridere. Lo sa bene Debora Villa, vis comica unica che – prima donna in assoluto – porta in scena al Teatro Manzoni dal 28 al 31 ottobre la piéce di culto che il belga Paul Dewandre trasse dal saggio di Gray.

Prima di lei nel mondo solo attori, come l’italiano Paolo Migone: una rivincita femminile?

«Macché. Ci tengo a dire che in questo divertente testo non c’è una gara o una guerra tra sessi. È una terapia di coppia collettiva sul palco, un viaggio tra le idiosincrasie maschili e femminili. Si ride, ma partendo da una base scientifica. Poi, è ovvio che io aggiunga il mio punto di vista di donna e di comica».

Appunto, la scienza: lo storico Alessandro Barbero ha appena sostenuto che le donne al potere nella storia sono state poche perché «poco spavalde».

«Ecco, che uno storico insigne come lui dica una cosa del genere mi sembra grave.

Lui conosce bene quali siano state nella storia e nelle società le discriminazioni verso le donne. Le differenze tra uomini e donne ci sono, comunque, e vivaddio».

Oggi si cerca di smussare ogni differenza tra le categorie: il diktat del politicamente corretto.

«Allora si deve tracciare una linea: come comica io ho il dovere di essere scorretta e pungente. Ma la satira deve colpire il dittatore, non la vittima. Quando il politicamente scorretto non punta verso il potere ma verso il debole, allora è disonesto. Io rido di uomini, donne, gay, trans, ma non per soggiogare, per celebrare la diversità».

Una coppia può funzionare anche di fronte a visioni ideologiche inconciliabili?

«Dipende. La mia, no. Chi ci riesce è bravo, magari quelle menti alte, super-intellettuali. Io sono basica, ho bisogno di avere valori condivisi».

Questa pièce è sempre stata interattiva col pubblico: lo coinvolge?

«Nelle poche date pre lockdown chiamavo sul palco almeno tre spettatori. Ora non si può, causa regole covid. Ma interpellerò dal palco. State pronti».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Ottobre 2021, 08:03
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