«Così sul palco esorcizzo l’incazzatura esistenziale»

«Così sul palco esorcizzo l’incazzatura esistenziale»

di Ferruccio Gattuso

Il palco c’è, ma sarà pieno di dubbi. Molto diverso, dunque, da quello che usava nei panni di CarCarlo Pravettoni, personaggio italico se ce n’è uno, lanciato in tv ai tempi di Mai Dire Gol. «Quello era un furbastro cinico e maneggione, che dispensava false certezze. Ora ci sono io, che cerco di ragionare sui pro e contro dell’invecchiare». Paolo Hendel - in scena al Teatro Delfino da oggi al 27 febbraio con “La giovinezza è sopravvalutata”, regia di Gioele Dix - ci assicura che sta diventando anziano, ma noi non ce ne accorgiamo. Perché la sua lingua, toscana e irriverente, resta sempre agilissima e giovane.

Ci viene in mente il Cicerone di “De Senectute”: che fa si mette a far filosofia sulla vecchiaia?

«Lasciamo stare quella parola, filosofia, oggi abusata. La mia ricetta resta quella di giocare con le incazzature esistenziali, per esorcizzarle».

E come?

«Semplice: invecchiare pare brutto? Ci sono due modi per risolvere qualsiasi malinconia: primo, riflettere che c’è solo una strada per non invecchiare, ed è crepare. E se permettete, meglio la prima soluzione. La seconda è che, per restare giovane nella testa, ti devi armare di una medicina chiamata curiosità».

Lei lo è, curioso?

«Molto. L’uomo deve guardarsi intorno, osservare, e se vede qualcosa che non gli piace, deve avere l’energia di indignarsi. Poi sta a noi comici declinare in riso l’arrabbiatura».

La regia dello spettacolo è di Gioele Dix, un collega di risata.

«Gioele è tutto, attore, regista, e non solo comico.

Averlo come regista è stato un privilegio. Avevo bisogno di un complice, e l’ho trovato. E voglio citare anche il giovane Marco Vicari, autore con me. Con lui ormai ho fatto squadra».

Se avesse la bacchetta magica tornerebbe giovane?

«Son contento di essere stato giovane, se mi capitasse come esperienza la rifarei. Però poi mi guardo indietro e mi capita di vergognarmi di tante cavolate fatte».

I giovani di oggi le piacciono?

«Dipende. Però, se guardo mia figlia che ha sedici anni, e che mi ha reso papà a cinquantaquattro suonati, devo dire che sono ottimista. Vedo impegno nello studio e presa di coscienza dei problemi della società. Una serietà che mi colpisce».

Nella sua giovinezza c’è anche un po’ di Milano.

«Un po’? Tanta. Gli anni Ottanta al Teatro Verdi all’Isola con Tinin Mantegazza e al mitico Ciak di Leo e Susanna Wächter. E ancora oggi, Milano so godermela: mi piace passeggiare dall’Isola verso piazza Gae Aulenti, Corso Como fino a Moscova. Non è la mia Firenze, ma ci sto bene».

La vecchiaia è saggezza?

«Ma nemmeno. Dipende da chi sei. Philip Roth diceva: si è giovani solo una volta, ma siamo immaturi per sempre. Se poi pensiamo a noi maschi…».

Ne veniamo fuori peggio?

«Eccome. Non ci guardiamo dentro, e nemmeno fuori. Un sondaggio della Società Europea di Urologia dice ce il 54% dei maschi europei pensa che la prostata sia un organo femminile».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Febbraio 2022, 06:00
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