Teatri al buio: un timore, un rischio, una certezza? La crisi energetica causata dal conflitto distende un’ombra sui palchi che, inutile dirlo, sarebbe la classica zappa sui piedi di un mondo che, dopo la pandemia, ha ripreso a camminare spedito. I teatri chiedono una politica chiara dal nuovo governo al via, tanto più che il nuovo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha ribadito, nelle sue prime interviste, che «con la cultura si mangia, eccome». A Milano, intanto, due teatri privati tanto diversi quanto amati - il Teatro I (sperimentazione e avanguardia) e il Teatro Nuovo (musical e commedia) – chiudono i battenti. Matteo Forte, direttore di Lirico e Nazionale, non ama trincerarsi dietro le parole: «Il timore per il rincaro energetico su cinema e teatro è alto. La scorsa stagione è andata bene perché avevamo i contratti bloccati, ma per la nuova siamo in balia dell’oscillazione delle tariffe. Se solo tornassimo al rincaro decuplicato di fine agosto, i miei teatri dovrebbero chiudere dalla sera alla mattina. Tra i due spendiamo ogni mese 35mila euro di bolletta. Moltiplicando per dieci, i conti sono fatti: ingestibili». Dalle spalle più larghe, ma non meno preoccupato, il Piccolo Teatro: «L’aumento dei costi di energia e gas è ormai di tutta evidenza», spiega il direttore Claudio Longhi. «Per esempio, le sole spese complessive per la fornitura del gas nel 2019, ultimo anno di piena operatività, sono state per noi di circa 157 mila euro.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Ottobre 2022, 06:15
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