Milano, «La Stazione Centrale è disperati e di fantasmi. Qui si concentrano tutti i disagi»

Parla Alberto Senigallia del Progetto Arca: "Sì a sgomberi e controlli, ma ci vogliono anche presidi"

Milano, «La Stazione centrale è terra di disperati e di fantasmi. Qui si concentrano tutti i disagi»

di Simona Romanò

 «Oggi la Stazione Centrale è terra di nessuno. Ci sono tantissimi disperati che bivaccano: poveri o balordi che non hanno un tetto e si accampano». Alberto Sinigallia, presidente di fondazione Progetto Arca, che ha le sue strutture in via Sammartini e nell’ultimo anno ha aiutato 25mila persone servendo oltre due milioni e mezzo di pasti, conosce bene la Stazione. Un buco nero, simbolo dell’emergenza sicurezza a Milano, teatro di episodi violenti. L’ultimo, uno stupro brutale, la notte del 27 aprile, quando una turista 38enne marocchina ha subito la violenza da parte di un connazionale, Fadil Monir, 26 anni, irregolare, ora in carcere. «È uno dei “fantasmi” della Centrale, al quale abbiamo magari offerto una zuppa, senza che lui ci chiedesse aiuto per uscire dall’emarginazione. Chi compie un atto del genere deve essere fuori di sé, forse completamente annebbiato da droga e alcol», dice Sinigallia.

Chi sono i “fantasmi” della Centrale?

«Casi psichiatrici, alcolizzati, tossici, senzatetto cronici, clandestini in strada da anni. Ci sono sia migranti sia poveri italiani».

La situazione sul fronte sicurezza crede sia peggiorata?

«In Centrale, come in tutte le stazioni delle grandi metropoli, si accumulano tanti tipi disagio, perché è un luogo di passaggio dove si riesce facilmente a essere invisibili agli occhi delle istituzioni. La situazione sicuramente non è migliorata rispetto al passato, anche perché, secondo le nostre stime, i senza dimora sono aumentati, dopo la pandemia, a Milano, del 20%.

Attenzione, però, non c’è un’equazione senzatetto e straniero uguale delinquente».

Cosa ha esacerbato l’insicurezza?

«Un mix di fattori. Come la chiusura del centro diurno Exodus dove chi si aggirava senza meta in zona poteva fermarsi, prendersi un caffè, trovare un rifugio seppur per poco tempo. Oltre a più telecamere, controlli e uomini in divisa, ci vorrebbero più presidi di questo tipo».

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi il 10 è a Milano e stila un bilancio dei controlli straordinari nelle stazioni.

«La presenza forte delle forze dell’ordine c’è già in Centrale. E, oltre ai controlli, si effettuano gli sgomberi di chi si accampa sotto ai tunnel, ma dopo poche ore ritorna. Ciò significa che la polizia, da sola, non può risolvere i problemi della Centrale, perché le persone che bivaccano sono in stato di abbandono da mesi, se non anni».

Quindi?

«Occorre offrire alla galassia di disperati e sbandati un’alternativa. Avvicinare le persone, mettere a disposizione più posti letto nei dormitori, creare condizioni per un percorso di riabilitazione. Non è facile, anzi, è difficilissimo. Noi siamo sempre presenti con i nostri volontari, come altre organizzazioni. Ma non è sufficiente».


Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Maggio 2023, 17:59
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