Milano, faida trapper, Simba La Rue e la sua "crew" a processo immediato

Milano, faida trapper, Simba La Rue e la sua crew a processo immediato

di Greta Posca

Note contro note. ”Crew” contro “crew”. Minacce, insulti, sfottò a uso dei social. Fino alle rapine e alle botte, quelle però “vere”. La “faida” fra i due gruppi (o meglio “crew” come si dice in gergo) di musicisti rapper arriva in aula. Il giudice Guido Salvini ha accolto la richiesta del pm Francesca Crupi e ha fissato il processo con rito immediato per Simba La Rue, il 20enne trapper all’anagrafe Mohamed Lamine Saida, che conta centinaia di migliaia di follower su Instagram, arrestato a luglio nell’inchiesta con al centro una faida tra gruppi rivali, e altri otto imputati. La prima udienza è fissata al 24 novembre. Al centro del processo le accuse di lesioni e rapina nei confronti di alcuni rivali e il sequestro, il 9 giugno, in via Boifava, di Baby Touchè, al secolo Mohamed Amine Amagour, 20 anni, trapper padovano. «La versione dell’incontro casuale appare estremamente improbabile in quanto quella sera Baby Touchè ha negato davanti agli investigatori di essere stato sequestrato e picchiato il 9 aveva pubblicizzato su Instagram una sessione musicale in quel luogo», scrive il gip.

Nel confronto uno a uno la fisicità di Simba sovrasta il rivale e dalla voglia di umiliare il contendente nasce il sequestro mostrato sui social. Un’aggressione a cui segue l’accoltellamento subito il 15 giugno da Simba La Rue, un agguato a Treviolo (Bergamo) di cui il 20enne porta ancora i segni dopo gli interventi chirurgici alla gamba sinistra. E perquel ferimento il musicista è stato scarcerato i primi di settembre per potersi curare. La faida fra questi gruppi di ragazzi era stata a suo tempo definita dal giudice Guido Salvini come ispirata in qualche modo «ai tumulti che avvengono nelle banlieu francesi». Parlano di «sangue», di «ferri», nelle canzoni e nei video e mettono tutto in pratica. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Ottobre 2022, 06:55
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