Ieri pomeriggio Aisha - il nome che Silvia ha scelto dopo la conversione - è stata sentita assieme alla mamma, Francesca Fumagalli, dal responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dai carabinieri del Ros che indagano per minacce aggravate. Stretta in una coloratissima tunica islamica, mascherina sul volto, al magistrato ha detto di sentirsi «serena nonostante le minacce». Proprio per il clima che si è creato, la palazzina di via Casoretto dove vive è presidiata notte e giorno dalle forze dell’ordine. Ancora ieri sono arrivati mazzi di fiori da amici e conoscenti. Qualcuno si fermava a leggere i cartelli e i messaggi appesi al portone dell’abitazione, qualcuno si è fatto il selfie, altri suonavano il clacson: «Vai Silvia!». Ma c’erano anche quelli che sputavano veleno, passando vicino al capannello di giornalisti: «È una traditrice, è pure tornata a casa con addosso quell’abito islamico».
Gli amici di Silvia dicono di aver ritrovato la stessa ragazza, «molto aperta e cordiale come sempre, molto reattiva».
Ma tutte le polemiche hanno provato la famiglia. «Come volete che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito» ha detto mamma Francesca, uscendo di casa con il cane. «Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace. Cerchiamo di dimenticare, di chiudere un capitolo e aprirne un altro». «Abbiamo una ragazza da proteggere - ha detto irritato il padre Ezio ai microfoni di Radio Capital - abbiamo bisogno solo di ossigeno». «Come sta mia figlia? Sta come una che è stata prigioniera per 18 mesi. Meno male che ha un po’ di palle e cerca di reagire, ma è la sopravvivenza».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Maggio 2020, 06:00
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