Uno sfregio permanente sul viso per “mettersi alla prova”. Nicola Ferrigni, professore associato di sociologia Link Campus University, come è possibile che degli adolescenti arrivino a compiere un gesto simile?
«Ai giovani di oggi manca la ritualità, quella che caratterizza il vivere quotidiano, e stanno trovando nuove forme per occupare quello che sentono come un vuoto. La nuova ritualità si ispira alla cultura sociale della violenza, a quel tono muscolare, diciamo, che caratterizza la nostra società e che, per i giovani, contraddistingue in particolare il mondo degli adulti. Ciò, in alcuni casi, arriva a manifestazioni di fisicità, dove la violenza viene esercitata verso gli altri o verso se stessi. Si può dire che la violenza è diventata quasi un mezzo di riconoscimento, un punto di incontro per i giovani».
Alle carenze del momento storico, si aggiunge ora l’aggravante delle limitazioni imposti per la pandemia, come il lockdown?
«Non è colpa del lockdown se si verificano episodi di tale tipo, ma certamente la condizione che stiamo vivendo esercita un’influenza importante.
C’è chi, nello sfregio, ha visto un rimando al personaggio e al film di Joker: è possibile?
«Non si può semplificare l’accaduto, pensando a una sorta di emulazione, si rischia di sminuire la questione. I giovani vedono nella violenza un modo per nascondere la loro debolezza. Ecco, il punto di contatto forse può essere questo. La violenza si fa maschera. In Joker nasconde la follia. Qui, invece, una profonda solitudine».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Gennaio 2021, 09:08
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