Milano, Pupo in recital al Manzoni: «Canto la mia vita da Milano a Sanremo»

Due serate di recital del cantante toscano

Milano, Pupo in recital al Manzoni: «Canto la mia vita da Milano a Sanremo»

di Ferruccio Gattuso

Se hai qualcosa di straordinario sei «più grande della vita». Forse Enzo Ghinazzi, in arte Pupo con le taglie grandi non può scherzare, ma la sua vita è stata davvero fuori dell’ordinario. Così, da un po’ di tempo si è messo a raccontarla come è capace: con la musica e con le parole. Su di noi… La nostra storia è il recital con cui il cantante toscano – autore di successi come Gelato al cioccolato, Su di noi e Sarà perché ti amo (scritta per i Ricchi e Poveri) – approda al Manzoni. «Ho iniziato qui, in piazza Repubblica alla Baby Records dove il fondatore Freddy Naggiar mi arruolò prima come segretario, poi rappresentante vendite, infine mi diede il nome Pupo e mi lanciò. La prima pubblicità del mio esordio con il disco Ti scriverò la vidi qui al Manzoni, in un cinegiornale». Ma se gli dai del predestinato, Pupo risponde: «Macché, cominciai a suonare la chitarra da autodidatta, immobile a letto dopo una caduta in motorino. E solo perché non potevo fare altro». Il racconto musicale è con l’ausilio «di ottimi musicisti, due coriste e perfino mia figlia Clara, con cui canto il brano inedito Centro del mondo, che segna il suo esordio come solista». Pupo sarà “senza filtri”: «Parlerò della mia dipendenza dal gioco, che ho ereditato geneticamente da mio padre e che da 20 anni tengo a bada, delle imprese fallimentari in cui mi sono buttato in passato: ho messo soldi nell’alberghiero, nella ristorazione, ho cercato perfino di inventarmi orafo.

Erano solo deliri».

Le melodie, invece, non le ha mai sbagliate: «Mi metto a scrivere e vengono fuori da sole. Nel 1980, ai tempi di Su di noi, Sanremo era in caduta libera: l’abbiamo fatto risorgere io e Roberto Benigni. Il patron Gianni Ravera mi disse che voleva solo me, e che avrei potuto decidere io tutti gli altri concorrenti. Mi rifiutai di farlo per correttezza». La musica di oggi? «Preferisco i classici». Come il suo amico Gianni Morandi che ha anche cantato in Senato: «Non capisco le critiche: le canzoni fanno parte della cultura popolare, devono arrivare ovunque».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Maggio 2023, 06:35
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