Milano, dal barista alla pensionata: i nuovi poveri in coda da Pane Quotidiano. Rossi: «Temo il boom a febbraio»

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di Giovanni Migone

Giorgio ha 45 anni e quattro figli. Faceva il barista ma a marzo l’esercizio commerciale ha chiuso. Oggi è costretto a fare la fila davanti alla sede di Pane Quotidiano di viale Toscana. Aspetta che gli donino frutta, verdura, scatolette. «Mi ritrovo a dover andare avanti con una cassa integrazione che però, avendo 4 bambini, non mi è sufficiente». Giorgio è solo uno dei volti nuovi che affolla lo stretto marciapiede di viale Toscana 28 dove, oltre ai tradizionali ospiti della solidarietà (anziani con la pensione minima, stranieri, single), la pandemia ha messo in coda anche tanti nuovi bisognosi. «Quello che ricevo qui non mi basta, ma almeno è un aiuto per mezzogiorno, per mettere in piedi un piatto di pasta. Per la sera poi mi inventerò qualcosa. Il periodo è questo, bisogna andare avanti così». Insieme a lui tanti, di ogni età, sesso e provenienza, carrellini della spesa in mano, che si alternano a passeggini, bambini, adolescenti, adulti, anziani. Un micromondo di chi troppo spesso viene dimenticato. Ma non dai volontari di Pane Quotidiano: ogni giorno, nei due centri milanesi vengono distribuiti tra i 3.000 e i 3.500 pasti, senza chiedere il nome a chi si presenta. «È Il nostro motto» ci spiega Luigi Rossi, vicepresidente dell’associazione nata nel 1898 a Milano (due sedi, una in viale Toscana, l’altra in viale Monza 335): apolitica, apartitica, senza scopo di lucro.

Pane Quotidiano non si fermò nemmeno con le due guerre mondiali, ma ha dovuto arrendersi due volte al Covid: a marzo, per il primo lockdown, e nelle scorse settimane, per un membro dello staff positivo al tampone.

Ma ora ha ripreso il suo compito di solidarietà. «Volti nuovi rispetto al passato sì - aggiunge Rossi - ma per ora un numero ancora limitato. Temo che il peggio debba ancora venire. Penso, sperando di sbagliarmi, che quando il virus se ne andrà lascerà danni immani dal punto di vista economico: quando finiranno gli ammortizzatori sociali, cosa succederà? Licenziamenti a raffica? Ci aspettiamo un boom di nuovi ospiti». Nel frattempo restano quelli abituali, come Caterina, pensionata che da anni si rivolge a Pane quotidiano: «La pensione non mi basta nemmeno per pagare le bollette, per cui venire a Pane Quotidiano mi fa un po’ di gioco. Così do anche un po’ di aiuto a mio figlio, che si è separato di recente. Io sempre lavorato e non ho mai rubato. Non vorrei farlo adesso, nella vecchiaia». Lo sguardo sul futuro spaventa e non può essere altrimenti. Però, persino da Giorgio, nonostante la sua situazione, resta un po’ di speranza: «Mi aspetto di andare avanti così e penso che prima di marzo non cambierà nulla. Quando tutti saranno vaccinati, torneremo, forse, a sorridere». 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Novembre 2020, 10:48
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