Trincea Niguarda, il primario Galbiati: «Pronto soccorso intasato, troppi codici verdi»

Trincea Niguarda, il primario Galbiati: «Pronto soccorso intasato, troppi codici verdi»

di Simona Romanò

«È tornato l’assedio dei codici verde. Al Pronto soccorso del Niguarda, finita l’emergenza Covid, siamo al livello di accessi pre-virus. Per carità, non dico che siano malati immaginari, perché chiunque si presenti con un sintomo merita la nostra attenzione, ma sono persone che, generalmente, soffrono di patologie non da PS». Filippo Galbiati, primario di Medicina d’urgenza e Pronto soccorso del Niguarda solleva il riacutizzarsi del problema ben noto «del sovraffollamento del Pronto soccorso». Sia del Ca’ Granda, con oltre 100mila casi all’anno, che di tutti gli altri ospedali cittadini.

Avrebbe mai immaginato che sareste già tornati in affanno? E non per una nuova ondata Covid?

«I cittadini hanno meno terrore di contagiarsi, proprio perché il Covid ha mollato la presa, e hanno ripreso ad utilizzare il Pronto soccorso in modo improprio, ovvero anche per problematiche minori. Da qui, il cortocircuito. Perché la nostra missione è quella di stabilizzare i pazienti gravi, garantendo interventi tempestivi a chi rischia anche la vita, e non di effettuare un’attività ambulatoriale».

Quali sono i numeri che creano un cortocircuito?

«Siamo ritornati a gestire picchi quotidiani di circa 320 casi, fra il giorno e la notte. Bisogna tenere presente che il tasso di ricovero si aggira intorno al 15%. L’85% delle persone, invece, sono prese in carico, gli viene fatta una diagnosi e poi sono dimesse. Quest’ultimo dato parla da solo».

Perché questo afflusso poco consono?

«Perché i cittadini spesso vogliono bypassare le liste di attesa per una visita specialistica o per un esame.

Poi, si aggiungono coloro che cercano una risposta immediata a un malessere, specialmente quando insorge la preoccupazione per un sintomo. Noi non ci sottraiamo mai a valutare anche i casi minori, ma evidentemente si crea quella situazione di sovraffollamento non necessario, che è difficile da governare».

Quali rischi comporta l’intasamento?

«L’intero sistema è sotto stress, s’allungano i tempi di presa in carico, ovviamente ad accezione dei codici rosso e giallo. E per il personale è problematico lavorare per tanti motivi, anche perché aumentano gli episodi, circa dieci al mese, di pesante conflittualità con i pazienti e i parenti-accompagnatori. Proprio in queste settimane stiamo affrontando, al Niguarda, un percorso per imparare a trattare i momenti di aggressività con metodo».

Ci sono orari di più afflusso di codici verde?

«Tra fine mattina e inizio pomeriggio. Poi, un calo di arrivi che riprendono verso le 19, quando le persone, presumibilmente, terminano il lavoro. La notte, invece, è caratterizzata per lo più da urgenze».

C’è una particolare categoria di persone che tende ad accedere al Pronto soccorso?

«Abbiamo notato un crescendo di accessi da parte di anziani soli e malati con patologie croniche. Sono soggetti estremamente fragili, le loro malattie si sono acutizzate e intorno a loro è venuta a mancare una rete di aiuto e di assistenza. Non hanno prettamente bisogno del Pronto soccorso ma di percorsi di cura specifici sul territorio. Noi, in questi casi, siamo chiamati ad affrontare, forse impropriamente, anche il dramma della solitudine per non abbandonare nessuno».


Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Aprile 2022, 15:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA