Dove trova l’energia, a 75 anni, di girare il mondo ed essere protagonista di questa opera rock?
«È un ruolo magnifico, che mi restituisce un’energia incredibile. Quando scendo dal palco, ci risalirei subito».
Dopo tante repliche, può dirci qual è il momento più difficile in scena?
«Fisicamente, la Crocifissione. Emotivamente, il momento nel giardino di Getsemani. In un certo modo litigo con Dio, e accetto il mio destino».
Le capita di pensare al compianto Carl Anderson, lo storico Giuda nero del film, anche lui chiamato da Piparo nello show, anni fa?
«Spesso penso a Carl. Eravamo amici prima di essere scelti per il film. Lui era un cantante jazz, io suonavo in una rock band. Il regista Norman Jewison ci scelse perché notò il nostro affiatamento».
E lei voleva la parte di Giuda.
«Vero! Come fa a saperlo? Mi piacevano le canzoni».
Ci sono stati tanti Gesù al cinema: lei è l’unico divenuto personaggio di culto. Perché?
«Per la musica. Tutto grazie a quella meravigliosa musica. E per l’energia che ci mettemmo tutti».
Oltre alla musica, qual è il segreto di Jesus Christ Superstar?
«Il messaggio, la figura di Gesù.
Ovunque sia andato nel mondo, comunque la pensassero le persone, le abbiamo toccate».
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Novembre 2018, 06:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA