Preso il mostro del Monte Stella: è un clandestino senegalese di 24 anni

Preso il mostro del Monte Stella: è un clandestino senegalese di 24 anni

di Giammarco Oberto
Preso. Si chiama Ibrahim Camara, senegalese dal fisico possente, 24 anni. È un clandestino, il suo primo controllo di polizia in Italia risale al 2014. Ha piccoli precedenti, resistenza e interruzione di pubblico servizio. È uno dei tanti senzatetto africani di Milano, vive di espedienti e bazzica intorno all’ex mercato comunale di via Isernia, da anni abbandonato e trasformato ormai in rifugio per clochard e varia umanità di disperati e piccoli criminali. Ed è all’ex mercato che si affaccia sul Monte Stella che mercoledì sera gli investigatori della squadra mobile sono andati ad ammanettarlo. L’accusa: violenza sessuale. E potrebbe aver colpito in precedenza: gli investigatori stanno facendo verifiche sui casi ancora irrisolti.

Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Ibrahim è «l’uomo alto con la pelle scura» che mercoledì 15 luglio, alle sei del pomeriggio, ha aggredito una donna di 45 anni che stava passeggiando con il suo cane tra i vialetti intorno alla Montagnetta di San Siro, l’ha trascinata sul retro della scuola Martin Luther King e l’ha stuprata, stringendole il guinzaglio del cane intorno al collo. «Le prove contro di lui sono granitiche - spiega Letizia Mannella, procuratrice capo della sezione fasce deboli, che ha condotto l’indagine insieme all’aggiunto Monia De Marco. La cattura di Camara è un nuovo indiscusso successo della squadra mobile, guidata da Marco Calì. Un’indagine condotta in tempi record, fatta di intuizioni, conoscenza del territorio e pedinamenti vecchia maniera. Il dna dello stupratore era già a disposizione, isolato dalla Scientifica sui vestiti della vittima. Mancava solo un volto e un nome da associarvi. Fondamentale la caccia strada per strada dei poliziotti in borghese della squadra Falchi, sulla base dell’intuizione che l’aggressore fosse uno dei senzatetto che frequenta i bivacchi di fortuna della zona. E il 18 luglio, tre giorni dopo lo stupro, il senegalese era già sui radar della Mobile: faceva parte di un gruppo di una mezza dozzina di africani che potevano corrispondere, per corporatura e abbigliamento, alla sommaria descrizione fatta dalla vittima e a un frame di una telecamera di sorveglianza.

A quel punto gli africani - tutti frequentatori dell’ex mercato di via Isernia - sono stati fermati e portati in questura con un blitz ad hoc, per essere identificati e fotosegnalati in quanto clandestini.
Ma in realtà gli investigatori erano interessati al loro dna, prelevato con un tampone. In attesa dei risultati, i sospettati sono sempre stati tenuti d’occhio con discrezione, per evitare fughe o peggio, altre aggressioni. Finché mercoledì sera è arrivato il verdetto della Scientifica: il dna di Camara combacia al 100 per cento con quello prelevato dal liquido seminale sugli indumenti della vittima. Erano le 23 quando il corteo di auto è partito in missione da via Fatebenefratelli. Camara lo hanno ripreso là, in quello stesso mercato dove lo avevano prelevato per l’identificazione. Non aveva fiutato nulla, era convinto di averla fatta franca.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Luglio 2020, 06:00
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