Luca Barbarossa alla Milanesiana: «La vita è un'esperienza tattile, bisogna esserci»

Luca Barbarossa alla Milanesiana: «La vita è un'esperienza tattile, bisogna esserci»

di Elena Fausta Gadeschi

Canzoni e ricordi, parole e musica. A quattro anni dall’ultima tournée, Luca Barbarossa torna dal vivo. Stasera è ai Bagni Misteriosi (Parenti) per con Non perderti niente. Il “concerto autobiografico”, tratto dal libro omonimo, racconta la sua vita, segnata da incontri fortunati, amori travolgenti ed esperienze indimenticabili: «Un modo per mettere insieme la mia vita e le canzoni che ne sono derivate».

Perché «Non perderti niente»?

«Il titolo è un’esortazione, ai miei figli e ai giovani. Mai come in questo momento mi sono reso conto che la vita è un’esperienza fisica e tattile. Che nei posti bisogna andarci, starci, perdersi».

Qual è stato l’incontro che l’ha più emozionata?

«Ne ho avuti tanti: da Pavarotti a Springsteen, da Morandi a Mogol. Tra tutti ricordo però quello con il mio mito, Adriano Panatta, agli Internazionali di tennis di Roma dove mi intrufolavo perché non avevo i soldi per il biglietto. Quando lo vidi in spogliatoio non trovai le parole per chiedergli nessuna delle mille cose che avrei voluto e lui mi mandò via. Oggi siamo diventati amici e ogni volta che glielo racconto ci ridiamo insieme».

Il tema della Milanesiana di quest’anno è Omissioni. Quale sente di rimproverarsi nella sua vita?

«Sono condannato a delle omissioni quotidiane: il mio correre dietro alle cose – dalla radio ai dischi ai tour – a volte non mi fa curare i rapporti con le persone a me più care.

Spesso si è più bravi a raccontarla la vita che non a viverla».

Non sembrerebbe, guardando alla solida famiglia che ha costruito con sua moglie Ingrid Salvat e ai vostri tre figli.

«È vero, sono un po’ severo con me stesso, a loro mi sono dedicato molto. E devo dire che è proprio quando amiamo qualcuno che il tempo fa un passo indietro e non ci riguarda più».

Che rapporto ha con il tempo che passa?

«Non ho paura di invecchiare fisicamente, però ho il timore di chiudermi, di tirare i remi in barca, di essere meno curioso. Una cosa che non vorrei mai che accadesse nella mia vita è di ritrovarmi a dire che erano meglio le canzoni di una volta».

Che cosa apprezza degli artisti di oggi?

«Il loro linguaggio, più leggero e meno verboso dei cantautori del passato. La loro capacità di sintesi che spalanca mondi nuovi». Che cosa si augura per i suoi prossimi 60 anni? «Di mantenere viva la curiosità, la voglia – appunto – di non perdersi niente».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Giugno 2022, 12:55
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