Maurizio Nichetti: «Il divano ha battuto le sale, ma le idee stanno in strada»

Maurizio Nichetti: «Il divano ha battuto le sale, ma le idee stanno in strada»

di Ferruccio Gattuso

C’è un piccolo uomo che ci piace pensare giri ancora per le strade di Milano: di poche parole (anzi, muto), poetico e involontariamente comico. È l’Ingegner Colombo, tipo strambo un po’ Charlot e un po’ Groucho Marx, fumetto in carne e ossa apparso per la prima volta nel 1979 in un film originale come lui, fin dal titolo: Ratataplan. Il tempo è, come per tutti, passato sul volto del suo alter ego Maurizio Nichetti, ma la poesia, bé, quella non è materia scalfibile dal calendario. Regista, attore di cinema e teatro (ha fondato la storica compagnia Quelli di Grock), docente, Nichetti è un milanese che non si stancherà mai di questa città. Anche in tempi così difficili.

Coprifuoco, lockdown, mascherina: se la sarebbe ma immaginata una Milano così?

«Questa città ne ha passate tante, ma una cosa così era difficile immaginarla».

“Tiremm innanz”, si dice qui…

«Ecco, serve pazienza. Anche se non posso negare la preoccupazione per i settori che mi appartengono: cinema, teatro e scuola. Cinema e teatro avevano difficoltà anche prima del Covid, per la scuola invece…».

Dove insegna?

«L’università Iulm mi ha affidato un laboratorio di regia, cento ragazzi da gestire. Poi insegno a tre classi, in tutto cinquanta ragazzi, al Centro Sperimentale di Cinematografia. Meno male che c’è la tecnologia, alcuni problemi li risolve. Ma la comunicazione chimica dal vivo, quella manca».

Ripresa di cinema e teatri: si rischia il punto di non ritorno?

«Il teatro nei secoli è passato attraverso tutto: guerre e pestilenze.

Basta un attore, un palco e menti curiose di ascoltare. Il cinematografo, più che il cinema, era già alle prese con le serie tv, le piattaforme streaming, insomma lo schermo si è ridotto e la comodità da divano ci ha fregato. Il Covid ha solo accelerato il processo. Le sale però resisteranno: alcune si sono reinventate con la proiezione di alcune dirette, come i concerti».

Ecco, la comodità in casa: dopo tutto questo i milanesi torneranno a uscire come prima?

«Questo è certo, siamo animali sociali, soprattutto in questa città. Ci vorrà solo un po’ di tempo».

Con il suo cinema lei si è sempre buttato in strada.

«Era lì che si trovavano le idee. Così come avevano fatto, per primi, i neorealisti. Quando iniziai io, poi, non c’erano smart phone, camere GoPro e droni. Oggi i ragazzi fanno bene a sfruttare queste possibilità, per di più a prezzi accessibili».

È vero che non si è mai staccato da zona Melchiorre Gioia?

«Qui, al civico 55, ho lavorato per dieci anni allo studio di Bruno Bozzetto: facevo i cartoni animati per il mitico Carosello».

Quest’anno cadono il 30° di “Volere volare” e il 20° di “Honolulu Baby”, suoi film di successo.

«Se sarà possibile fare incontri pubblici e proiezioni, sarò ben felice di festeggiare. In passato ho curato edizioni dvd celebrative di Ratataplan, Ho fatto Splash, Ladri di saponette. Oggi anche i dvd hanno fatto il loro tempo. Peccato».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Gennaio 2021, 06:00
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