Marisa Laurito si racconta in teatro: «Da Eduardo alla tv, incontravo le grandi star e facevo solo gaffe»

Marisa Laurito si racconta in teatro: «Da Eduardo alla tv, incontravo le grandi star e facevo solo gaffe»

di Ferruccio Gattuso

La definisce “una vita scapricciata”, che è poi il titolo della sua biografia. La vita di Marisa Laurito passa per capitoli spesso divertenti, dove anche i passaggi più difficili (i sacrifici degli esordi, l’aspirazione di fare l’attrice a dispetto di tutto) vengono filtrati da un’ironia e da un sorriso che smontano qualsiasi “lato oscuro”. Pensi a Marisa Laurito e ti ritrovi a immaginare quella televisione guascona e anarchica creata da Renzo Arbore. Eppure, prima di infilarsi in quella banda di matti ai tempi di “Quelli della notte” (era nella metà degli anni Ottanta, il programma tv resta a tutt’oggi un culto assoluto), l’attrice napoletana ha mangiato disciplina tutte le mattine a colazione.

Giovedì 16 settembre Marisa Laurito presenta “Una vita scapricciata” ai Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti insieme alla moderatrice Désirée Klain, al pianista Marco Perischetti e alla voce di Gianni Conte dell’Orchestra Italiana.

Marisa Laurito scrittrice: dopo una vita nello spettacolo, se lo immaginava?

«No, anche perché pensavo proprio di non riuscire a scrivere una riga. E invece».

Presentazione di libro o spettacolo: cosa vedremo ai Bagni Misteriosi?

«Presento il libro avvalendomi di musica dal vivo: gli aneddoti che pesco dalla mia vita artistica spesso sono divertenti, dunque producono, per così dire, spettacolo».

Gli esordi con Eduardo, Cinecittà, Arbore, la tv come conduttrice: quale di questi capitoli ama di più?

«Impossibile scegliere. Posso solo dire che ognuna di queste esperienze è stata dura ma divertente.

A 21 anni, appena maggiorenne, me ne andai di casa per fare l’attrice. Mio padre disperato, era un operaio delle Ferrovie dello Stato, pensava alle cose concrete. Eppure, il suo esempio, la sua disciplina e il suo culto del lavoro mi sono serviti nella mia professione. In lui e Eduardo ho trovato due padri che mi hanno insegnato proprio questi valori».

Appena maggiorenne firmò il primo contatto di lavoro con Eduardo, poi il sogno del cinema.

«A Roma, pochi soldi e tante speranze. Divenni amica di Sergio Corbucci e di sua moglie. Alla sua corte ho incontrato personaggi come Scola, Monicelli, Loren e Mastroianni. Stavo zitta e ascoltavo. Le poche volte che dicevo la mia, rimediavo gaffe. Come quando Nanni Loy mi chiese quanti giornali compravo e risposi: nessuno. Mi assaltarono tutti, ma la verità è che io a Roma non avevo una lira: il mio desiderio erano proprio giornali e fiori. Non potevo permettermeli».

La tv di Arbore resta un esempio ineguagliato di creatività, follia e improvvisazione: non la rivedremo più?

«Oggi siamo invasi da format omologanti, non capiamo che l’Italia è unica nella sua diversità culturale e artistica. Anche nella tv, eravamo diversi e migliori. Ad Arbore devo l’avermi fatto scoprire una Marisa Laurito diversa».

Che rapporto ha con Milano?

«Ci ho vissuto per due anni negli anni Ottanta, era la cosiddetta Milano da bere ma c’era un fermento culturale indubbio, Anche oggi è una città che, nonostante la pandemia, promette di riprendersi velocemente».


Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Settembre 2021, 06:00
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