Milano, a Palazzo Reale l'occhio magico di Ferdinando Scianna: 200 scatti del grande fotografo

Milano, a Palazzo Reale l'occhio magico di Ferdinando Scianna: 200 scatti del grande fotografo

di Paola Pastorini

Pao «Mio padre era falegname e la sua materia prima era il legno. Io faccio il fotografo e la mia materia prima è il caso». Così Ferdinando Scianna, fotografo siciliano “milanese d’adozione” come lui stesso ama dire, 78 anni, si presenta all’antologica di Palazzo Reale che racchiude oltre 220 fotografie in bianco e nero che ripercorrono la sua carriera. Curata da Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda, promossa e prodotta da Comune, Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei, la mostra apre oggi e resta in cartellone fino al 5 giugno.

La rassegna, che ha già toccato altre città, si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli: la Memoria; il Racconto; le Ossessioni; gli Specchi; i Ritratti e Miti. E con due novità solo milanesi: la sezione dedicata a Leonardo Sciascia (30 ritratti inediti) e la Bibliografia, con una selezione dei libri del fotografo. La mostra illustra «la storia di un fotografo strepitoso, ma anche uno scrittore e un intellettuale», con una carriera molto legata al caso», come ha spiegato il curatore Denis Curti. «Un caso che lo porta a conoscere Sciascia, di cui diventa amico; poi Cartier-Bresson con cui lavorerà; e anche per due stilisti elergenti come Dolce & Gabbana».

Ovviamente «un caso gestito, piegato, spiegato», che diventa arte». Nato a Bagheria nel 1943 Scianna si iscrive a Lettere, incontra lo scrittore Leonardo Sciascia con il quale a soli 21 anni pubblica il saggio Feste Religiose in Sicilia. Sull’onda del successo (e delle polemiche) del libro si trasferisce a Milano dove lavora per l’Europeo come fotoreporter, poi inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni lavorando per Magnum Photos. Tornato a Milano realizza un catalogo per Dolce e Gabbana: successo strepitoso che lo porta a collaborare con le più famose riviste di moda. «Considero Milano la mia città: ci ho vissuto più di quanto non abbia vissuto in Sicilia e mi torna sempre in mente Stendhal che addirittura questo amore se lo portò dietro fino alla tomba facendoci scrivere “milanese”. Certo, un siciliano anche se va via non smette mai di vivere in Sicilia. Ma quando poi torni a Itaca, tu sei cambiato e anche Itaca non è più la stessa».


Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Marzo 2022, 07:55
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