Il patron del Fabrique: «Capienza al 50% è una follia, meglio rimandare l’apertura»

Il patron del Fabrique: «Capienza al 50% è una follia, meglio rimandare l’apertura»

di Ferruccio Gattuso

La curva contagi in netta discesa, il bollettino Covid che fa respirare. E che, anzi, lancia una luce chiara sulle prospettive di un mondo imprenditoriale finora tra i più sofferenti, quello dei locali e delle discoteche. Da oggi in Italia si può tornare a ballare, dopo lo stop imposto dal governo alla vigilia di Natale per contenere la quarta ondata. Ma apriranno con regole anti contagio che non convincono i gestori: obbligo di green pass rafforzato per i clienti, ma soprattutto capienza al 75% all’aperto e al 50% al chiuso. Troppo poco per avventurarsi nella riapertura. Ne è convinto Daniele Orlando, manager storico della musica a Milano, fondatore e amministratore delegato del Fabrique.

Regole ancora troppo restrittive per rischiare l’apertura?

«Mi sembra presto per essere soddisfatti di quest’apertura dimezzata. Io resto cauto. Dal recente passato, a parte le parole, non è cambiato nulla».

Per quale motivo?

«Noi restiamo una sala concerti, e poi anche una discoteca. Per noi la capienza al 50 per cento non è un via libera. Con queste cifre è masochistico aprire, perché avremmo più costi che guadagni. Abbiamo accettato delle condizioni che dovrebbero permettere la capienza totale».

A cosa allude?

«Green pass, dunque tripla dose di vaccino, d’accordo.

Il tampone? Va bene anche quello. Ma a quel punto basta: in questa fase positiva della pandemia si dovrebbe poter riaprire al 100%, e senza altre misure di sicurezza come la mascherina».

Oltre al Fabrique voi gestite i concerti del Summer Festival all’Ippodromo di San Siro.

«Dobbiamo recuperare cento concerti saltati al Fabrique e 25 all’Ippodromo. Come si fa a partire con i lavori, i contatti, la progettazioni, gli investimenti, se ancora il governo non dà regole nette? Siamo al 10 febbraio e ancora attendiamo di sapere quali contorni avrà la stagione primaverile e estiva».

Insomma, a breve riaprirete o no?

«Apriamo se il governo concederà condizioni ragionevoli per chi fa impresa in questo settore dimenticato clamorosamente in questi due anni. Al momento queste condizioni non ci sono».

Due anni duri, metà dei locali non riapriranno: ha mai avuto la tentazione di mollare tutto?

«Mai, non mi arrenderò mai. I nostri dipendenti li abbiamo tenuti tutti a stipendio regolare, naturalmente con l’aiuto della cassa integrazione».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Febbraio 2022, 06:00
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