Bar e ristoranti vedono nero. Non basta la promozione in zona gialla (ufficializzata domani dal governo, in vigore da domenica) a far alzare le saracinesche di tutti i duemila bar e duemila ristoranti di Milano, dal 6 novembre con la saracinesca abbassata. «Circa il 30% non apriranno per loro scelta», avverte Lino Stoppani, presidente di Epam, l’associazione dei pubblici esercizi di Milano. «E circa un quinto dei novemila pubblici esercizi rischia di chiudere per sempre», rincara poi. Confermando che «non solo ristoranti e bar stanno vivendo una crisi profonda, ma l’intero settore», dai pub notturni alle gelaterie, alle pasticcerie. E ora lavorare a mezzo servizio non conviene. Perché la zona gialla, accolta con entusiasmo ai tempi del Covid, perché ad oggi è la più bassa per il rischio contagio, non è comunque un liberi tutti: si può tornare a prendere il caffé al bancone del bar o a pranzare al ristorante di fiducia. Ed è possibile concedersi una cioccolata nel pomeriggio, ma alle 18 i locali devono chiudere al pubblico. Niente aperitivo e niente cene. Consentito solo l’asporto fino alle 22 come già avviene.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Dicembre 2020, 08:46
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