Covid, le mani della mafia sui fondi. Frode da 300 mila euro, coinvolti 15 imprenditori brianzoli

Blitz della Finanza, intascavano contributi senza averne diritto

Monza, le mani della mafia sui fondi Covid. Frode da 300 mila euro, coinvolti 15 imprenditori

di Simona Romanò

Le mani della mafia si sono allungate sui fondi Covid, destinati alle imprese messe in crisi dall’emergenza sanitaria. Sono quindici gli imprenditori furbetti, tutti della provincia di Brianza, che hanno intascato, senza averne diritto, i contributi statali. A scoprire il maxi-raggiro da 330mila euro sono stati i militari della Guardia di Finanza di Monza, agli ordini del colonnello Maurizio Querqui, che hanno fatto emergere la frode.

DENUNCE & SANZIONI

Sono dieci le persone denunciate alla magistratura per truffa aggravata e indebita percezione del contributo a fondo perduto. Per altre cinque soggetti, invece, le conseguenze sono state solo sul piano amministrativo «senza profili di responsabilità penale per il mancato superamento della soglia di 3.999,96 euro prevista ai fini della configurazione del reato», spiegano le Fiamme Gialle.

I FURBETTI

Un imprenditore edile, che aveva già una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso, si è messo in tasca, per la sua ditta di lavori di Giussano, quattromila euro. Un altro giussanese, attualmente agli arresti domiciliari sempre per reati di mafia, ha beneficiato illecitamente di 70mila euro di prestiti bancari. E ancora: un immobiliarista di Cesano Maderno ha invece ottenuto 10mila euro a fondo perduto.

Un libero professionista di Briosco ha incamerato un fondo di garanzia da 15mila euro, che però ha in parte speso per altro. Nei guai anche il titolare di una ditta di Mezzago, amministratore di condomini, che ha ottenuto settemila euro fingendo di aver perso più denaro de vero a causa del virus. Ad essere coinvolto anche l’amministratore di una società sportiva di Vimercate, indebitamente beneficiaria di circa seimila euro. Sono alcuni dei 15 furbetti incastrati dalla Guardia di finanza.

RICHIESTE ILLECITE

Per accedere ai benefici «richiesti telematicamente all’Agenzia delle Entrate, in alcuni casi, sono state presentate false fatture e in altri sono stati omessi elementi relativi al codice antimafia», spiegano i militari.

INDAGINI

Si tratta di un nuovo filone di attività di accertamento finanziario a tutela della spesa pubblica, dopo quella che qualche tempo fa aveva portato a individuare altri 22 indebiti percettori. L’attività investigativa si è concentrata inizialmente sui soggetti coinvolti dalla truffa per altri sospetti, tipo evasione fiscale, che comunque lasciavano presagire possibili attività illecite. Quindi, la scoperta della frode da oltre 300mia euro.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Gennaio 2023, 08:31
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