«Sono rock e virtuoso del piano». La doppia anima di Matthew Lee al Blue Note

«Sono rock e virtuoso del piano». La doppia anima di Matthew Lee al Blue Note

di Rita Vecchio
 Un ribelle rock nei panni del pianista classico.  Ai tempi Matteo Orizi, in arte conosciuto come Matthew Lee, è il musicista attuale che sa mischiare nei brani l’animo più intimo e romantico con quello più fuori dalle regole. Lo fa con il suo pianoforte, con la voce, con la naturale propensione per la tv alla quale ha prestato volto e arte (Cavalli di Battaglia, Edicola Fiore, L’anno che verrà).
Il musicista pesarese - a gennaio 39 anni - si conferma tale anche con il nuovo disco: lo intitola ROCK’N’LOVE, appena uscito per Decca Records/Universal Music Group, anticipato dal singolo omonimo in duetto con Paolo Belli, e sono undici tracce “tutte suonate”, di cui 4 cover italiane (Rita Pavone, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Jimmy Fontana), registrate in tre mesi e senza uso di musica elettronica. Il tour è spostato al 2021, e nel frattempo è uno dei protagonisti in calendario al Blue Note di Milano per due date domani e sabato 3 ottobre con Swing, Rock & Love.
Non è solo un disco romantico…
«Ma anche rock, blues, soul, country, swing. Ci sono io in tutte le mie vesti, comprese quelle da crooner. Volevo fosse un disco che mi rispecchiasse e che potesse essere per tutti. Mainstream, insomma, con un suono moderno e non antiquato. Per quello mi sono affidato alla produzione artistica di Brando. Di 40 tracce, ne abbiamo scelte 7 più 4 cover. Il disco era già pronto a marzo, ma causa pandemia che ha distrutto l’industria musicale, eccolo qui, adesso».
Tutto spostato di mesi: live, dischi… Non si rischia di mettere troppo poi nel calderone?
«A me un periodo di fermo ha fatto bene. Facevo 120 date l’anno ed ero sempre in viaggio. Credo e spero che lo spostamento si traduca solo in qualità e voglia di tornare ai concerti dal vivo. Sono dell’idea che il live streaming vada bene ma solo se c’è un’urgenza. Il concerto vero è quello dal vivo. Il resto sono surrogati».
Ma è vero che è stato radiato dal Conservatorio?
«Ebbene sì. Stavo frequentando l’ottavo anno al Rossini di Pesaro, ma avevo le mie idee “rock”. La disciplina è stata fondamentale e devo tutto al conservatorio, ma ho rabbia: ero giovane, facevo la cosa più bella del mondo, e i maestri non mi hanno capito. Urge uno svecchiamento da questo punto di vista».
La tv?
«Mi piace un sacco. Ne farei più di quello che ho fatto. E la rifarò (spero a breve)».
In Rai?
«Spero in Rai».
Se le dico un nome, Fiorello. Lei cosa risponde?
«È il numero uno nella mia lista di contatti.
Il primo che chiamo per fargli ascoltare qualcosa».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Ottobre 2020, 08:35
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