Maria, custode Aler a Calvairate: «Così svento le occupazioni, mi minacciano ma non mollo»

Maria, custode Aler a Calvairate: «Così svento le occupazioni, mi minacciano ma non mollo»

di Simona Romanò

«Decoro e regole. Gli abusivi devono capire che da noi non c’è trippa per gatti. Io faccio tutto il possibile perché gli inquilini perbene possano vivere protetti nella loro casa». La lotta al degrado è una questione di principio per Maria Maccarone, la storica custode sociale dello stabile popolare Aler al civico 1 di via degli Etruschi, tra piazza Insubria e piazzale Cuoco, nel quartiere Calvairate-Molise, alla periferie est di Milano, uno dei più bersagliati dagli “sciacalli” degli alloggi. Maria, 61 anni, sposata, madre, è da 16 anni alla portineria di questo caseggiato di cinque piani, che ha completamente illuminato per il Natale.

«È popolato da 400 persone», un mix di italiani e stranieri, giovani coppie e anziani: in tutto 120 famiglie, sei delle quali irregolari dal lontano 2006. «Da allora, però, nessun altro è riuscito a sfondare porte e finestre. Non a caso mi chiamano pitbull», dice Maria, sempre presente nella guardiola, con adiacente l’appartamento in cui vive. La mattina pulisce gli spazi comuni, nel pomeriggio, invece, è un’attenta sentinella, che aiuta i condomini in difficoltà.

Si sente un po’ sceriffo?

«Uno sceriffo buono. Ho fatto capire agli inquilini che devono essere responsabili del palazzo e loro mi hanno seguita: solo con un perpetuo servizio di vigilanza di tutti gli spazi si allontana l’illegalità. Ed io ho installato, a mie spese, alcune telecamere».

Com’è la convivenza con gli irregolari?

«Per essere sopportati non possono sgarrare: devono rispettare le regole condominiali e non commettere azioni illegali».

Ha mai sventato un’occupazione?

«Una volta, accompagnata da tanti condomini, ho allontanato una nomade che si era già intrufolata: vedendo una marea di persone combattive se n’è andata senza scenate.

Altre volte, però, ci sono stati problemi».

L’hanno intimidita?

«Mi è capitato di trovare un pesce morto davanti la portineria. In un’altra occasione, invece, un tizio mi ha ordinato di chiudere un occhio perché volevano occupare. Io, però, li ho aperti entrambi e ho avvertito il commissariato di zona».

Ha paura?

«Non l’ho mai dimostrata, perché mi sento protetta dagli inquilini onesti, che si sono affezionati a me. Ed io a loro: se la mattina un nonno non apre la finestra vado subito a citofonargli».

Ecco perché è uno sceriffo buono.

«Soprattutto gli anziani mi chiedono un aiuto: se hanno bisogno della farmacia e non riescono a muoversi, se devono contattare Aler o il medico per le ricette on-line. Oppure sbrigare qualche faccenda amministrativa, come pagare la Tari».

Parla del suo lavoro con passione.

«Vado a dormire contenta di aver aiutato la Carla, la Franca, la Nelli. Non sopporto il menefreghismo verso ciò che ci accade intorno, che porta poi tante schifezze. Basta poco per vivere in un palazzo tranquillo».

È stata dura nei mesi drammatici del Covid?

«Per fortuna, non ci sono stati casi nel palazzo. E mi sono assicurata che tutti sapessero del presidio vaccini aperto da Aler nel quartiere».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Dicembre 2021, 08:19
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