Dario Cosentino: «Io, calabrese, vi porto alla scoperta di Milano, tra albe insolite e architetture nascoste»

Dario Cosentino: «Io, calabrese, vi porto alla scoperta di Milano tra albe insolite e architetture nascoste»

di Maria Bruno

Naso all’insù e curiosità a mille. Camminare alla scoperta di strade e luoghi per crearsi un percorso personale. È questo l’intento di Dario Cosentino, calabrese trapiantato a Milano, content creator da oltre 61 mila follower, che racconta la città sui social (@Dariohead) e l’ha descritta anche in un libro: Milano Mia (Fabbri). Agosto è il mese giusto per scoprire la città sotto nuovi e inediti aspetti.

Cosentino, cosa racconta nel suo libro?

«La città dove vivo da 17 anni, Sono calabrese, ho vissuto qualche anno a Bologna e poi sono venuto qui. Per scoprire la città, cammino senza mete, mi perdo e guardo attorno. Quando vedo qualcosa che mi piace cerco cos’è. All’inizio ho iniziato a fotografare, poi a condividere tutto su Instagram. Di qui è nata la rubrica “Gira Milano” in cui appunto vado in giro per Milano a mostrare ogni angolo. E lo faccio soprattutto all’alba. Mi sveglio molto presto, alle 5.30, e penso “vado a vedere cosa c’è a Milano”. È stupenda: c’è una luce bellissima, non c’è gente, vedi piano piano la città che poi diventa quella che conosciamo: frenetica, trafficata e così via».

Che Milano ha scoperto?

«A Milano bisogna ricercare la bellezza dell’architettura urbana, i palazzi, le vie. Ho iniziato facendo dei tour con ospiti: andavo con altri creator nei loro quartieri, così da farmi dare delle chicche».

Ai milanesi quale Milano piace?

«La città insolita, come quella vuota delle 6 di mattina.

Altre volte è stato detto da chi vive qui da sempre, che non conosce ancora bene la città e questo libro può aiutarli».

Quindi Milano da scoprire sia per i milanesi, sia per i turisti?

«Sì, i miei consigli valgono per i cittadini che non conoscono bene Milano, perché sono meno curiosi. Ma soprattutto per i turisti che sostano tre giorni o poco più. Avere un percorso da seguire in poco tempo può aiutare».

Il suo quartiere preferito?

«Porta Venezia. Vivo lì da 13 anni: il libro si apre proprio con il capitolo su questa zona. Mi definisco un porta venezier, e l’ho raccontata dall’inizio, quando era un lazzaretto, fino a ora, dove rappresenta l’orgoglio di tutti i tipi di amore».

Ci sono lati negativi?

«Sì, certo. Ma non faccio denunce, voglio dare consigli, nel libro e su Instagram. La città paga anche il fatto di essere cresciuta velocemente, con quartieri in continua espansione che, ancora oggi, continuano ad accogliere gente».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Agosto 2022, 16:23
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