Milano, l'università Bicocca cancella un corso su Dostoevskij poi fa retromarcia. Polemica sui social

Milano, l'Università Bicocca cancella un corso su Dostoevskij poi fa retromarcia. Polemica sui social

di Paola Pastorini

«Non solo essere un russo vivente, oggi, è una colpa, in Italia. Anche essere un russo morto». Con queste parole Paolo Nori, 59 anni, scrittore, docente, traduttore di russo, ieri raccontava su Instagram amareggiato e commosso di avere ricevuto dall’Università Bicocca una lettera in cui gli si comunicava che il suo corso su Dostoevskji era cancellato. Sconcertato lo scrittore, autore di Sanguina ancora (Mondadori), una biografia romanzata proprio sull’autore russo con cui è arrivato finalista al Premio Campiello 2021, decide di leggere su Instagram la «lettera ricevuta dall’università».

«Il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione, presa con la rettrice, di rimandare il corso. Lo scopo è quello di evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in quanto è un momento di forte tensione», ha letto Nori. La denuncia infiamma i social: gente comune, docenti, scrittori, e poi i politici stigmatizzano la decisione dell’ateneo. E la ministra dell’Università e Ricerca Maria Cristina Messa contatta la rettrice Giovanna Iannantuoni per avere chiarimenti. Dopo poche ore, la retromarcia. La Bicocca in una nota spiega di essere «un ateneo aperto al dialogo e all’ascolto anche in questo periodo molto difficile». L’ateneo quindi conferma il corso di Nori, cui varie università avevano già offerto ospitalità, spiegando che «la rettrice incontrerà Paolo Nori la prossima settimana per un momento di riflessione».

Da parte sua, lo scrittore risponde amareggiato di non sapere «se voglio andare in un’Università che ha immaginato che Dostoevskvij sia qualcuno che genera tensione». Per Nori, al di là del corso, «che è una cosa del tutto secondaria», questo incidente «ha portato alla luce un sentimento invece che mi fa paura, che può diventare pericoloso»: «Oggi essere russo - la sua riflessione - è una colpa anche per persone che hanno studiato. E non solo essere russo ma anche esserlo stato, il fatto di non voler parlare di Dostoevskij perché provoca imbarazzo e tensione è una cosa stupefacente»


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Marzo 2022, 07:52